“Stay Human. Africa”. Il sistema scolastico senegalese: criticità e punti di forza
I
di Veronica Tedeschi
Torno da uno dei miei viaggi nel paese della teranga – l’accoglienza – di cui tutti i senegalesi vanno fieri e che si racconta in grandi pranzi condivisi, feste colorate e tanto calore. Negli anni ho potuto apprezzare diverse realtà del Senegal e accrescere anche il mio senso critico su alcuni punti rilevanti. Come la scuola, quella struttura fondamentale per il cambiamento di un paese e strategica per la crescita di villaggi e periferie. Partiamo con un’affermazione tanto vera quanto contestabile: in Senegal esistono scuole pubbliche gratuite che coprono il periodo scolastico dall’asilo alle scuole medie; esistono dunque, strutture pubbliche pronte ad accogliere i bambini di città, periferie e villaggi. A queste scuole, però, sono affiancate le così dette scuole private, a pagamento, ma senza le quali il bisogno effettivo di scolarizzazione non verrebbe garantito.
Perché?
Le scuole pubbliche, come detto, esistono ma hanno due grandi problemi: non sono abbastanza grandi per sopperire alla richiesta e, soprattutto, non riescono a garantire un’educazione paritaria a tutti in bambini poiché, vista la già citata spropositata richiesta, presentano al loro interno classi con una media di 90/100 bambini che devono essere gestiti da una sola insegnante. Inutile dire che con questi numeri non può essere garantita un’istruzione di base a tutti e che, a questo livello, non concede nemmeno le basi per costruire un futuro. Per fortuna al fianco delle pubbliche negli anni sono aumentate le private, costruite da persone del posto o associazioni europee nelle quali vi è una retta mensile e annuale da pagare ma che, come vantaggio, presentano classi con 30/35 bambini (quasi come una classe europea) in cui vengono accolti tutti i bambini che non sono riusciti ad entrare nelle scuole pubbliche. Queste strutture nascono, da un lato, per far fronte all’imponente bisogno di educazione e dall’altro per accogliere gli “esclusi” delle scuole pubbliche che, altrimenti, non potrebbero studiare e crescere. Numericamente le scuole private sono circa la metà di quelle pubbliche, e ragionando su questo dato si può ben comprendere che, senza le scuole private, circa la metà dei bambini presenti in Senegal non potrebbe studiare e, quindi, avere un futuro africano.
Continue sfide devono essere affrontate dalle scuole private, a partire dalla riscossione delle rette che le famiglie devono pagare (di solito le più povere), per arrivare ai controlli degli ispettori del Ministero dell’istruzione che, per concedere loro il riconoscimento pretendono il rispetto di standard minimi di insegnamento.
Una sopravvivenza molto faticosa quella delle scuole private, dove il riconoscimento dello Stato è “a metà”: tali strutture, difatti, sono riconosciute come organismi idonei all’insegnamento nei quali viene valorizzato l’aumento dei posti di lavoro nelle zone in cui nascono (vengono impiegati insegnanti e amministrativi che altrimenti non troverebbero posto nelle pubbliche). Dall’altro lato, però non tutte le private hanno la concessione per eseguire gli Esami di stato e questo porta ad uno spostamento dei bambini e ragazzi alla fine degli anni scolastici in altre strutture per affrontare gli esami finali.
Vengono definite strutture di accompagnamento all’esame finale ma di per sé sono scuole fatte e finite che, anzi, garantiscono un’educazione a tutti, anche a coloro che sono rimasti esclusi dalla gratuità di una scuola pubblica.
Lo scopo di queste strutture è garantire un’educazione a tutti, proprio a tutti, nessuno escluso e si spera che possano ricevere l’autonomia e il pieno riconoscimento che meritano. Dall’altro lato, si spera anche che lo Stato si renda consapevole dell’effettiva richiesta e aumenti il numero di scuole pubbliche gratuite, perché uno Stato senza scuole negli anni diventa uno Stato senza futuro.