Zaky e l’Egitto delle torture
Attivista arrestato in Egitto per terrorismo. L’ong di Patrick Zaky: “Torturato, anche con l’elettroshock”
di Alessandra Fabbretti (agenziadire.com)
“Patrick George Zaky è stato picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato in merito al suo lavoro e al suo attivismo. I legali ci hanno assicurato che sul corpo mostra segni visibili delle violenze”. Lo ha riferito all’agenzia Dire l’Egyptian initiative for personal rights (Eifr), l’ong per cui il ricercatore egiziano collabora. Zaky, attivista per i diritti umani e di genere, è stato arrestato all’aeroporto internazionale del Cairo nella notte tra giovedì e venerdì, di rientro dall’Italia, dove è iscritto al master in Gender studies dell’Università di Bologna. In una nota diffusa ne pomeriggio, l’associazione, in contatto con gli avvocati del ricercatore, fa sapere che il pubblico ministero di Mansoura ha contestato a Zaky “la pubblicazione di false voci e false notizie che mirano a turbare la pace sociale e seminare il caos; l’istigazione alla protesta senza l’autorizzazione delle autorità competenti allo scopo di minare l’autorità statale; istigazione al rovesciamento dello Stato; la gestione di un account di social media che ha lo scopo di minare l’ordine sociale e la sicurezza pubblica; l’istigazione a commettere violenze e crimini terroristici”.
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L’associazione egiziana conclude sollecitando “l’immediata liberazione di Patrick George Zaky” e chiede più in generale “la fine degli abusi e della detenzione arbitraria da parte delle istituzioni egiziane nei confronti dei difensori dei diritti umani, di esponenti della società civile e dei giornalisti”. Dall’ottobre 2019, “sei membri di Eipr sono stati temporaneamente trattenuti e interrogati – in un caso anche per due giorni”. Si denuncia infine “arresti e inchieste arbitrarie e completamente illegali, che punterebbero a prendere di mira individui percepiti come politicamente attivi”.
Il comunicato di Amnesty International
Patrick George Zaky, attivista e ricercatore egiziano di 27 anni, resterà in stato di detenzione preventiva per almeno 15 giorni.
Con una lettera all’ambasciatore egiziano a Roma abbiamo subito espresso le nostre preoccupazioni per la situazione dello studente egiziano.
Zaky era partito da Bologna, dove vive per motivi di studio, per trascorrere un periodo di vacanza nella sua città natale, Mansoura, in Egitto. Una volta atterrato all’aeroporto è scomparso per 24 ore. Nessuno, compresi i suoi genitori, è stato inizialmente informato del suo arresto.
La sensazione è che si tratti dell’ennesima persecuzione verso un attivista politico: ce lo dice la storia di Zaky e la storia dell’Egitto sotto Al Sisi. In questa situazione di detenzione prolungata, con la scusa di condurre indagini, il rischio di tortura è elevato.
Patrick George Zaky collabora con l’associazione egiziana Iniziativa egiziana per i diritti della persona, che in una nota stampa ha elencato una lunga lista di capi d’imputazione che sarebbero stati attribuiti all’attivista, tra i quali: “diffusione di false notizie che disturbano l’ordine sociale”, “incitamento a protestare per minare l’autorità dello Stato”, “incitamento alla destituzione del governo”.
Come in altri casi, il rischio è che i reati imputati a Zaky si riferiscano in realtà a legittime attività di denuncia, di informazione, di commento pubblico o critica: alibi per legittimare una procedura del tutto illegale.
Continueremo a seguire da vicino il caso, attivando tutte le iniziative utili.