Coronavirus/Carceri. Antigone: “dopo decreto governo che apre a nostre proposte ci appelliamo a direttori e magistrati perché le attuino da oggi e in modo ampio”
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Coronavirus, esplodono le carceri: rivolta a San Vittore, Regina Coeli e Modena. Evasione di massa a Foggia
Protesta contro le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria: a Modena 6 detenuti sono morti dopo la rivolta nel carcere di Sant’Anna. A Foggia fuggono in 50, interviene anche l’esercito. Bonafede: «Dialogo costante, violenza da condannare»
(da www.corriere.it)
Fumo anche da Regina Coeli a Roma, dove sono accorsi gli agenti. Ormai dilaga in tutta Italia la rivolta nelle carceri. Da una parte della cancellata i detenuti che protestano. E alcuni che riescono anche ad evadere (come accaduto a Foggia). Dall’altra i parenti dei detenuti accorsi all’esterno del carcere. In mezza Italia, si contano almeno 28 proteste, è partita la rivolta nelle carceri, dopo quella di domenica di Modena, con i detenuti che protestano contro le restrizioni dovute all’emergenza coronavirus e la sospensione delle visite: oggi è accaduto a San Vittore a Milano, e poi a Foggia, a Napoli, a Frosinone, a Roma e a Palermo.
A Modena sette morti
A Modena la situazione più grave: sono complessivamente sette i detenuti morti provenienti dal penitenziario modenese, tre a Modena ed altri tre dopo i trasferimenti in altre strutture carcerarie, a Parma, Alessandria e Verona. La procura di Modena ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, al momento contro ignoti. E altri detenuti sono stati portati in ospedale, in prognosi riservata e terapia intensiva, come spiega l’Ausl di Modena in un bollettino. In tutto sono 18 i pazienti trattati, in gran parte per intossicazione. Ferite lievi anche per tre guardie e sette operatori sanitari. A San Vittore, invece, la protesta è scattata verso le 8 del mattino, nel terzo raggio, detto «La Nave», quando alcuni carcerati hanno danneggiato gli ambulatori mentre altri, raggiunto il tetto, hanno iniziato a bruciare oggetti gridando «Libertà». Sul posto gli agenti di polizia in assetto antisommossa (è rientrata invece la situazione al carcere di Pavia).
“Il nuovo decreto legge del governo per rispondere all’emergenza coronavirus contiene, nella parte relativa alla gestione degli istituti penitenziari, l’apertura a delle misure che avevamo sollecitato nei giorni scorsi riguardante l’aumento della durata delle telefonate e l’incentivo ad adottare misure alternative e di detenzione domiciliare”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Ci appelliamo dunque – prosegue Gonnella – a tutti i direttori delle carceri e a tutti i magistrati di sorveglianza affinché assicurino un contatto telefonico quotidiano dei detenuti con i propri famigliari e affinché più gente possibile, che sta scontando una parte finale della propria pena, possa accedere alle suddette misure alternative alla detenzione. E’ un grande sforzo – sottolinea il presidente di Antigone – che va fatto immediatamente, anche per allentare la tensione che sta crescendo negli istituti di pena, oltre che per riconoscere i diritti fondamentali”.
“Gli strumenti normativi ci sono – ricorda Patrizio Gonnella. I direttori hanno come strumento sia il consiglio di disciplina che può proporre come premio l’accesso alla misura alternativa, sia gruppi di osservazione e trattamento allargato che possano proporre cumulativamente, per tutti i detenuti che hanno le caratteristiche per usufruirne, queste misure”.
“Ci rivolgiamo ancora poi a tutti i magistrati di sorveglianza, anche attraverso le loro rappresentanze, affinché capiscano la situazione drammatica di questo momento e facciano uno sforzo nella concessione di misure di questo genere. Evitiamo che le carceri diventino luoghi di tensione e di sofferenza estrema, facciamolo nel nome dei diritti dei detenuti, dei loro parenti, ma anche del personale penitenziario” conclude Gonnella.