“America latina. Diritti negati”. La tortura bianca
di Tini Codazzi
La tortura bianca arriva nei sotterranei del Parlamento Europeo in forma di poesia.
Così Lorent Saleh e il Parlamento Europeo si uniscono contro la tortura. Lo scorso 18 febbraio si è svolto, appunto nei sotterranei del Parlamento a Bruxelles, la performance “White Torture-Underground Poetry” regia e sceneggiatura di Lorent Saleh con la collaborazione dell’artista Zoltan Kunckel.
“Mi sdraio di lato sul mio letto 1×2 e lascio cadere la gamba. Mi faccio domande e mi dico bugie solitarie mentre guardo il muro, per non perdere l’obbiettivo. Me lo dico in loop: -Se la mente è sana, il mio corpo resisterà un po’ di più e tutto quello che mi fa male se ne andrà. Cospiro con la coda dell’occhio e mi sorreggo come un virus sul computer. Grazie agli sbirri, sono nel cuore del sistema repressore e sono come un germe distruttore che consuma tutto da dentro e anche se mi controlleranno e mi vigileranno, non si renderanno conto. Gli osservo e gli do fastidio, ormai non possono torturare con calma e impunità. Ho registrato i loro volti, persino il modo in cui camminano e ormai è tardi, fuori tutti lo sanno. Sono sospettosi, con me hanno commesso di nuovo un errore tenendomi così vicino. (…)”
Questo è un frammento dei pensieri scritti da Lorent durante i suoi anni di prigionia e tortura, alcuni di questi sono stati accompagnati da immagini, suoni, luci e sensazioni lo scorso 18.
Ma cos’è la tortura bianca? E’ un metodo di tortura che non lascia nessun segno fisico e moltissimi psicologici. Il modus operandi è quello di esasperare la persona, renderla vulnerabile dal punto di vista mentale e psicologico, per esempio, i detenuti vengono sottoposto a lunghissimi interrogatori, messi in isolamento ininterrotto in celle molto piccole senza finestre e con una luce “bianca” e costante 24 ore su 24, sempre, così la persona perde il senso del tempo, il ritmo del giorno e della notte. Minacce, insonnio forzato attraverso rumori molto forti, musica a volume esagerato, tanto da danneggiare i timpani. In alcuni casi, i sorveglianti e/o le guardie danno informazioni false ai detenuti, informazioni che hanno a che fare con la famiglia e gli amici, per esempio, un figlio deceduto, un amico suicidato, una madre malata, ecc. Tutte menzogne per far crollare il detenuto. Così, l’obbiettivo è quello di distruggere psichicamente la persona. Questo metodo veniva usato in Unione Sovietica, nella Repubblica Democratica Tedesca, a Cuba e da una quindicina d’anni adottato in Venezuela nella ormai conosciuta prigione nel cuore di Caracas chiamata “La Tumba”. Come già abbiamo raccontato altre volte, Lorent Saleh è stato lì rinchiuso per quasi due anni. Un luogo pulcro, chiaro, bianco, dove impera la tecnologia e il freddo polare, un carcere al paso coi tempi si potrebbe dire, solo che è un carcere di massima sicurezza, 7 celle di 2×3, ogni cella circondata da cancelli grigi, in un angolo una telecamera e in una parete un materasso e basta. Stanze che sembrano piuttosto delle celle frigorifiche di un mattatoio, secondo quello che ha più volte raccontato Lorent. Un mondo sotto sopra, cinque piani sottoterra pieni di odio e terrore.
Tornando alla sede del Parlamento, Saleh e Kunckel hanno voluto far sentire e percepire quella sensazione di terrore e stranezza che un luogo come quello può dare. Il pubblico ha dovuto scende al terzo piano seminterrato e subito delle “guardie”, facenti parte della performance, hanno iniziato a perquisire borse e corpi. Dopo sono passati attraverso un percorso dove si informava sul tema della tortura bianca e poi, seduti davanti a degli schermi, Saleh ha interpretato sé stesso in una allegoria di reclusione artistica mentre si ascoltavano alcune poesie e parole scritte da lui stesso durante la sua prigionia. Luci stroboscopiche bianche e rumori assordanti accompagnavano le scene. Una sera in cui il pubblico ha potuto immedesimarsi con Lorent e le torture subite ne “La Tumba”. Un luogo che non ha niente di poetico, ma un modo diverso e originale attraverso l’arte per sensibilizzare. Perché fare dell’arte una forte arma contro le tirannie e l’indifferenza è un biglietto vincente, ce lo ha raccontato la storia.
Alcune immagini della performance si possono vedere qui: https://twitter.com/LORENT_SALEH/status/1230234222436155395?s=20