Nessun protocollo contro il virus nei CPR
“Nonostante la maggior parte dei voli di rimpatrio sia stata sospesa a causa dell’epidemia di coronavirus, i centri di detenzione per il rimpatrio italiani continuano a funzionare a pieno regime, senza che sia previsto nessun protocollo di sicurezza, né per gli ospiti né per gli operatori e i poliziotti che ci lavorano.
Sono circa quattrocento le persone rinchiuse nei Cpr italiani in un regime di detenzione amministrativa e se qualcuno dovesse risultare positivo al test del coronavirus, non ci sarebbe una procedura stabilita per affrontare la situazione.”
“Nessuno rispetta la distanza di sicurezza di un metro, non ci sono né mascherine, né guanti, né disinfettanti”, racconta la donna. “Chiediamo che ci facciano stare recluse in casa o che ci tengano nelle comunità, nei centri di accoglienza, ma non qui dentro, dove la sicurezza è impossibile”.
“(…) nessun documento ufficiale, né tantomeno il decreto governativo Cura Italia menziona le misure necessarie da adottare per garantire sicurezza in questo tipo di realtà”
“Il ministero dell’interno non ha mai risposto alle lettere del garante nazionale. “Il presupposto stesso dell’esistenza dei Cpr, cioè la possibilità del rimpatrio, è venuta meno. Quindi ci si chiede quale sia la legittimità dell’apertura di questi centri””
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https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2020/03/20/cpr-coronavirus-covid-19-rimpatri
Nelle succinte disposizioni del Ministero dell’interno, nelle quali per lo più sono superficialmente assommate tutte le casistiche (hotspot, centri di accoglienza e CPR), lo spazio dedicato a questi ultimi é sempre minimo, e si riduce alla raccomandazione di trovare locali adeguati all’osservazione della quarantena.
Che sia impossibile osservare le misure minime di sicurezza, e già quelle sulla distanza, in celle da 7, si finge di ignorarlo.
La paura nei centri é tanta, e aumenta ad ogni nuovo ingresso.
Sta di fatto che
“Resta aperto il problema della coerenza di un trattenimento finalizzato al rimpatrio nel momento in cui sono bloccate tutte le possibilità di arrivare nei Paesi di destinazione: problema che è ancor più rilevante per coloro che sono prossimi alla scadenza del numero massimo di giorni previsti per tale forma di trattenimento”,
come ha osservato lo stesso Garante Nazionale
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http://www.garantenazionaleprivatiliberta.it/gnpl/it/dettaglio_contenuto.page?contentId=CNG7716&modelId=10021
⚠️ Su tale presupposto, alcune associazioni di giuristi specializzati invitano i legali a richiedere il riesame del provvedimento di trattenimento dei loro assistiti. E qualche Giudice comincia ad accoglierlo! (v. commento)
Il CIE di Barcellona é stato chiuso giorni fa per tale motivo e forti nelle ultime ore sono le pressioni da più parti sul Governo spagnolo perché vi sia un provvedimento generale in tal senso
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https://www.niusdiario.es/sociedad/Liberan-internos-repatriados-cie-barceloa-coronavirus_18_2917170369.html
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https://elpais.com/espana/2020-03-19/las-restricciones-por-el-coronavirus-paralizan-las-expulsiones-de-inmigrantes.html
🔴 Rinnoviamo l’appello alla chiusura immediata dei CPR per l’emergenza in corso
(https://bit.ly/2QwrzSC).
Per adesioni: appellocoronacpr@gmail.com
Non vogliamo credere invece che si pensi ancora di aprirne di nuovi, in questo contesto.