“Stay human. Africa”. Voci dall’emergenza coronavirus
V
di Veronica Tedeschi
Una videoconferenza organizzata da Africa Rivista e Africa e Affari per raccontare, attraverso la voce di chi vive sul posto, in che modo alcuni degli Stati africani stanno reagendo all’emergenza Coronavirus.
In generale, nel Continente africano, la diffusione del virus è ancora abbastanza limitata e molti governi sono stati da subito molto reattivi nel mettere in campo le misure di prevenzione necessarie.
Il Coronavirus in Africa rimane, comunque, un’emergenza, attuale e futura. Molti esperti prevedono una recessione a seguito del Covid-19, soprattutto per il territorio subsahariano, che potrebbe essere la prima negli ultimi 25 anni. Ciò che sarà in futuro lo si potrà osservare e, soprattutto, prevedere anche in base ai comportamenti che gli Stati stanno adottando in questi mesi.
Iniziamo, dunque, il viaggio tra alcuni dei paesi colpiti dal Covid-19.
NIGERIA
Ad oggi 230 contagiati e 7 decessi.
Qui da diversi anni il problema sociale ha assunto dimensioni maggiori rispetto al problema sanitario ed è sicuramente più devastante del Covid-19. Nonostante questo, il Governo federale e i vari Stati hanno da subito adottato misure precauzionali per arginare il virus, vista anche la presenza prolungata di un’altra epidemia che da circa due anni sta mettendo in ginocchio tutta la Nigeria: la febbre di Lassa.
Lo Stato di Lagos è sicuramente il più colpito e ha da subito chiuso le frontiere, sia in entrata che in uscita. In generale si può osservare un alto senso di responsabilità da parte dei cittadini.
ZIMBABWE
Ad oggi 8 contagiati e 3 decessi.
Gli aeroporti, in questo Stato dell’Africa meridionale, sono stati da subito equipaggiati con presidi medici di controllo. Harare, la capitale, è ormai deserta da settimane e anche qui si riscontra un alto senso civico da parte della popolazione.
Il Governo, dal lato suo, sta facendo un importante lavoro di sensibilizzazione proprio sulla popolazione che ha risposto positivamente agli sforzi. Le bellissime cascate di Victoria Falls, come tutti i parchi e le riserve naturali del paese, resteranno chiusi fino a data da definirsi.
EGITTO
Ad oggi 1.233 contagiati e 118 decessi.
Fermare Il Cairo? Impossibile dare uno stop ad una delle città più vive e attive di tutto il continente, famosa per i suoi alti livelli di traffico, lavoratori e inquinamento.
Attualmente in tutto l’Egitto vige un coprifuoco dalle ore 19.00 alle 7.00 di mattina ma non vi è un lock down definitivo nonostante i numeri siano molto alti rispetto al resto del Continente. In tutto il paese vige, inoltre, il divieto di diffondere numeri sul contagio da Coronavirus: una giornalista americana è stata espatriata per aver pubblicato un articolo con dei numeri sui contagi diversi di quelli diffusi dal Governo.
La percezione sulla gravità del virus non è molto alta e la situazione sanitaria presenta ospedali preparati alla diffusione del Covid-19 ma che non possono effettuare tamponi ai malati, a causa della sanità privata. Le scuole sono chiuse ma quasi tutto il settore privato continua a lavorare.
KENYA
Ad oggi 165 contagiati e 7 decessi.
In Kenya le persone non si sono ancora rese conto della gravità di questa epidemia. Nel paese vi è una continua crescita dei contagi e si prevedono ulteriori aggravi.
A Nairobi, come accade in altre capitali africane, vi sono due economie: una parte di popolazione (circa il 25%) può stare a casa e acquistare beni di prima necessità per settimane, un’altra parte di cittadinanza (circa il 75%), invece, deve per forza uscire giornalmente per recuperare cibo o per lavoro. Anche qui non vi è un lock down totale poiché il governo ha paura di sommosse e ribellioni; bloccare le persone a casa significherebbe farle rimanere senza lavoro e, di conseguenza, cibo. Vi è una piccola preparazione del sistema sanitario ma ancora limitata per affrontare un eventuale aumento dei contagi come avvenuto in tutta l’Europa.
BURKINA FASO
Ad oggi 273 contagiati e 24 decessi.
Il Burkina Faso detiene uno dei primati africani: il primo deceduto per Coronavirus.
In un primo momento la popolazione ha definito il Covid-19 la “malattia dei ricchi”, solo chi poteva viaggiare rischiava di ammalarsi e i primi ad essere stati contagiati sono stati proprio ministri e imprenditori. Visto, però, l’aumentare dei casi, indistintamente tra ricchi e poveri, il Governo ha deciso di emanare un programma per contrastare l’epidemia. Anche qui si segnata un alto senso civico della popolazione che si sta impegnando, con la sua caratteristica dinamicità, a comprendere come osteggiare il virus.