“LibriLiberi”. Archivio dei bambini perduti
di Alessandra Montesanto
Una famiglia e l’America. Madre e padre registrano i suoni della realtà, in particolare gli idiomi delle persone che vivono a New York e poi nel resto degli Stati Uniti; figlio e figlia li seguono e partecipano a questa inusuale mappatura dell’umanità. Partono per un lungo viaggio attraverso i canyon, il New Mexico, diretti in Arizona dove gli ultimi apache, guidati da Geronimo, si sono arresi agli “occhi-bianchi”.
Sembra, fin qui, soltanto un’avventura, quella narrata nel romanzo Archivio dei bambini perduti (per La nuova frontiera edizioni), ma è molto, molto di più.
E’ la storia di un nucleo familiare i cui membri si vogliono bene, ma che sono in grado di cavarsela anche in autonomia; è un racconto sull’importanza della Memoria individuale e collettiva, tanto che diventano protagoniste non solo le persone e le loro esperienze, ma anche le fotografie, i nastri audio, i libri vecchi. La famiglia sul punto di sgretolarsi si fa metafora della stessa America, capace di accogliere e sfamare, ma anche di respingere e depredare.
Il viaggio è da sempre simbolico della Vita stessa, qui messa a dura prova per le emozioni forti e i sentimenti contraddittori provati dai nostri “Virgilio” – la madre e il figlio – che ci accompagnano nelle pieghe più remote, desertiche e affascinanti del tragitto, faccia a faccia con un Passato scomodo (quello che ha visto il genocidio dei nativi) e di un Presente vigliacco e brutale che fa morire i bambini migranti, mentre cercano di oltrepassare la frontiera tra Messico e USA, soli e con un numero di telefono cucito sui vestiti, come unica speranza di salvezza, spesso delusa.
Un libro molto colto per le citazioni, per le trovate stilistiche, per l’originalità con cui l’autrice, la giornalista messicana Valeria Luiselli, affronta i temi e i problemi che attanagliano il proprio Paese d’origine ma che riguardano anche noi: sembra che abbia una lente speciale – come quella dei veri viaggiatori che consultano ancora le mappe di carta – per un’osservazione da documentarista, per ascoltare e poi riflettere e far ragionare i lettori. Gli sguardi dei personaggi – adulti e bambini – non sono mai banali, ogni parola è ben calibrata, ogni breve paragrafo diventa una pagina di diario, di alto livello antropologico e sociologico.
A tutti capiterà di perdersi, ma rimane fondamentale riconoscere la fortuna che ci è stata donata per mantenere la bussola nella giusta direzione e lo si può fare, prima di tutto, confrontando la propria esistenza con quella di coloro che sono nati nella parte “sbagliata” del mondo.