La lettera di Patrick Zaki
Scrive di stare bene, Patrick Zaki. Nonostante i 149 giorni in un carcere egiziano senza alcun processo, torture e percosse. Eppure, in una lettera datata 21 giugno, dice di stare bene e ricorda con affetto i propri cari, la famiglia e i compagni di Bologna.
“Cari, sto bene e in buona salute, spero che anche voi siate al sicuro e stiate bene. Famiglia, amici, amici di lavoro e dell’università di Bologna, mi mancate tanto, più di quanto io possa esprimere in poche parole. Spero che stiate tutti bene e che la Corona non abbia colpito nessuno dei nostri cari […]Un giorno sarò libero e tornerò alla normalità, e ancora meglio di prima”.
A noi il dovere di farlo tornare libero, di far pressione sulle istituzioni (altro che accordi con l’Egitto!). Tutti noi, attivisti, giornalisti e cittadini comuni continuiamo a unire le forza affinchè Zaki non diventi un altro caso Regeni, sarebbe una vergogna e una sconfitta che non potremmo più sopportare.