Orgoglio LGBTQA e la legge sull’omotransfobia
di Alessandra Montesanto
Si è da poco concluso il mese dedicato ai temi che riguardano i diritti LGBTQA e Associazione Per i Diritti umani ne ha parlato con Filippo Cinquemani, attivista, che ringrazia molto. Ecco l’intervista:
Giugno è il mese dell”orgoglio” Lgbt: cosa rappresenta, per te, un pride?
Il Pride per me è soprattutto un’occasione di festa. Lo vivo come la festa della libera espressione e questa definizione trovo che sia ogni anno più calzante. Nel corso degli anni la manifestazione si è modificata. Oggi l’aspetto più folkloristico, che pur ha la sua importanza, ha ceduto il posto alla dimensione più strettamente sociale. Ci sono nuove soggettività che scendono in piazza con la volontà di far sentire la propria voce. Lo scorso anno, in vari pride sono intervenuti dal palco persone con disabilità per esempio. C’è da aggiungere che oggi il pride non è solo parata ma una settimana intera di eventi per la sensibilizzazione riguardo le tematiche LGBTQIA+. Colgo l’occasione per invitare ad assistere alla prossima parata tutti quelli che non hanno avuto mai modo di assistervi, perché solo così si può capire cos’è davvero un pride e ci si può rendere conto che ci si può anche emozionare.
L’acronimo dei diritti diventa sempre più lungo (Lgbtqa…), ma non può risultare fuorviante e complesso per chi non è ancora sensibilizzato sui questi temi?
Diciamo che è l’essere umano ad essere complesso. Alla battaglia di gay, lesbiche e trans si sono aggiunte nuove soggettività che hanno bisogno di sostegno in quanto anch’esse minoranze. Penso agli asessuali e agli intersessuali che grazie anche alle nuove conquiste sociali, sono a marciare ai Pride. Purtroppo restistono degli atteggiamenti che mirano, invece, all’esclusione sociale anche all’interno della comunità omosessuale. In questi casi mi sembra di assistere a delle “guerre tra poveri”. Fare parte di una minoranza dovrebbe, invece, rendere più sensibili nei confronti di coloro che affrontano una situazione simile se non più difficile.
Cosa ne pensi del disegno di legge sull’omofobia recentemente depositato alla Camera?
Finalmente dopo 25 anni si sta arrivando a qualcosa di concreto. Rischia fino a 4 anni chi
istiga alla violenza omofobica. Personalmente credo che la violenza omofobica esiste perché c’è una cultura che la incoraggia. Una cultura che sostiene ancora che i gay sono malati e l’omosessualità si può curare, che le donne trans non sono donne e che le famiglie con due mamme o due papà non sono vere famiglie. Questi concetti passano in nome della libertà d’opinione.
Dal 19 al 27 giugno anche Milano sarà coinvolta nella Pride Week, che si svolge in modalità online. Hai seguito alcuni incontri interessanti? Ce ne vuoi parlare?
Da gay e disabile mi ha colpito molto l’intervista fatta ad Anna Senatore sulla figura dell’assistente sessuale. È stato anche bello vedere come la comunità LGBTQIA+ non si sia persa d’animo nonostante l’emergenza covid. Oltre alle Pride Week Online, a settembre ci sarà il consueto appuntamento con il Mix di Milano, festival del cinema gay, lesbico e queer culture.
Puoi darci qualche informazione sul Rainbow Social Fund?
Si tratta di un fondo si solidarietà alimentato da una campagna di foundraising. Nasce per aiutare le persone LGBTQIA+ che sono in difficoltà anche a causa della pandemia. Due sono i progetti importanti legati a questo fondo finora: uno riguarda il garantire un contesto abitativo dignitoso e protetto a chi è nel bisogno. L’altro progetto riguarda un fondo di Mutuo soccorso pensato dal comune per aiutare le attività commerciali e non. So che sono in programma altre iniziative di questo tipo.
Molto interessante soprattutto per me che mi approccio a queste tematiche da poco, anche se faccio parte di una minoranza pure io ,essendo disabile.
Sicuramente appena possibile parteciperò ad un pride per un doppio orgoglio
Brava Marty!!!