“Stay human. Africa”. Una vittima inaspettata del Covid-19
di Veronica Tedeschi
Uno degli Stati africani più colpiti dall’epidemia da Coronavirus è sicuramente il Sud Africa. Qui l’epidemia è andata in controtendenza rispetto a quanto avvenuto in altri Paesi. Il lockdown anticipato, appena tre settimane dopo il primo caso confermato il 5 marzo, sembrava aver risparmiato al Paese la rapida crescita esponenziale avvenuta in Italia e in Spagna. Ma così non è stato e, seppur lentamente, i casi oggi sono arrivati a 225.000, per un totale di quasi 4.000 morti e 106.000 guariti.
Sicuramente, più in generale, gli stati africani più colpiti sono stati e sono ancora oggi quelli in cui si sono sviluppate grandi metropoli come Johannesburg, Il Cairo o Dakar, dove le persone hanno faticato a fermarsi e ad arrestare i loro affari.
A Johannesburg c’è, però, stata un’altra importante vittima inaspettata: la birra.
Difatti, la South African Breweries (Sab), il più grande produttore di birra del Sudafrica, ha dovuto distruggere 25 mila di litri di birra e dovrà ancora distruggerne più del doppio. Il motivo di tanto spreco deriva dal lockdown imposto dal paese che ha tirato il freno a mano alle vendite, costringendo la grande azienda a distruggere le riserve per mancanza di spazio.
Penserete alla possibilità di riprendere le vendite tramite e-commerce, la modalità di vendita interamente telematica che qui in Italia ha avuto un discreto successo e si è sviluppata molto velocemente. Anche in Sud Africa (e in molti stati del Continente) questa nuova modalità ha suscitato la curiosità di piccoli e grandi imprenditori che, pur con i limiti del caso relativi a rete e tecnologia, si sono buttati in questa nuova esperienza. Il problema per la Sab, però, non si è così risolto poiché il paese sudafricano ha completamente vietato la vendita e il trasporto di alcool impedendo, quindi, al produttore persino di spostare le riserve in altri magazzini.
Vien da sé che questo divieto ha portato all’aumento delle vendite in nero (sia di alcool che di sigarette). In una dichiarazione ufficiale, la Sab si è detta rammaricata e ha aggiunto che il divieto di vendita di alcool non elimina la domanda ma semplicemente «consegna il mercato a criminali e trafficanti».
Come spesso accade, le altre vittime di azioni governative così rigide sono i dipendenti (quasi 100.000) del grande produttore, i quali, se l’azienda non riuscirà a breve a riprendere a pieno le vendite e la produzione della bevanda luppolata, rischieranno il posto di lavoro.