“LibriLiberi”. I cerchi nell’acqua
di Alessandra Montesanto
Cosa lega un romanzo giallo ai diritti (umani)? Ghezzi e Carella sono due poliziotti sulle tracce di verità e giustizia. Ghezzi cerca “il Salina”, scassinatore di professione, poco furbo, scomparso nel nulla. La sua donna, “la Franca”, ex prostituta, chiede all’amico sbirro di riportarglielo a casa. Carella ha un fatto personale da risolvere: vuole, a tutti i costi (ma proprio a tutti) trovare chi ha picchiato a morte L., una giovane donna dalla vita sghemba. Tutto questo mentre il capo Gregori e la Procura devono risolvere il caso di omicidio di un ricco antiquario.
Milano è la scena in cui si dipanano le storie e anche un’altra protagonista di questo noir contemporaneo che ricorda molto le atmosfere degli anni ’70 o di Simenon: quartieri degradati, periferie, hinterland avvolti in una nebbia, anche morale, che si fa patina di dubbi, corruzione, stanchezza , rassegnazione su ogni personaggio.
Dopo anni e anni alle prese con i criminali – di più o meno di bassa lega – cosa resta alle forze dell’ordine, sottopagate e prive di riconoscimenti? E che esistenze attraversano i ladri, truffatori, assassini, se non quelle di continuare a nascondersi o a scappare? E cosa unisce queste anime perse? I cerchi nell’acqua (titolo del romanzo, edito da Sellerio e scritto dal sempre bravo Alessandro Robecchi) sono gli spazi in cui stagnano i nostri ideali traditi e il nostro dolore. E’ quest’ultimo che attanaglia i personaggi del racconto, anche dei più abbietti che comunque vengono puniti dalla Giustizia dello Stato civile. Non sono loro al centro dell’attenzione, ma chi li insegue, chi li condanna, chi non si è del tutto arreso alla mancanza di Etica generalizzata. Poliziotti di una certa esperienza così come una donna di strada agée sono il motore di questa nuova – e forse per loro ultima – urgenza di verità e giustizia, come dicevamo, per finire i giorni lavorativi e di un’intera vita con dignità, con la certezza di aver almeno salvato quelle briciole di valori positivi che si stanno dissolvendo come la brina e lasciarle a chi dei più giovani vorrà farne tesoro. Mentre si leggono le parole sembra di sentire ancora Ornella Vanoni che canta la mala…Ma quelli erano altri tempi e forse, paradossalmente, ne sentiamo la mancanza…