Notizie dal mondo. Libano, in primo piano
Rassegna stampa di oggi, 5 agosto 2020, a cura di Farid Adly, Anbamed.
I titoli:
Libano: una strage nel porto di Beirut. Dubbi sulla versione ufficiale sull’origine della spaventosa deflagrazione
Iran: un altro incendio misterioso in un complesso industriale a Teheran
Acque del Nilo: Egitto e Sudan abbandonano il negoziato
Yemen: piogge torrenziali e aluvioni: 45 morti e migliaia di sfollati.
Egitto: appello per la liberazione di Sanaa Seif
Le notizie:
Libano:
“Beirut Piange”, “La Catastrofe”. Sono due titoli di giornali libanesi stamattina, il giorno dopo la spaventosa esplosione nel porto della capitale libanese. Al-Nahar rincara la dose: “Il suicidio di uno Stato fallito”. Gli ospedali sono in tilt per l’arrivo di oltre 3 mila feriti. I morti sono 73, ma non si esclude che il numero sia più alto e che sicuramente aumenterà. La Croce Rossa libanese parla già di 100 vittime. Sgomento, incredulità e tanta solidarietà umana e internazionale.
Le dichiarazioni che tendevano a minimizzare hanno ridotto la credibilità delle versioni ufficiali: deposito di fuochi d’artificio, esplosivi sequestrati da tempo e, infine, i nitrati d’ammonio non convincono. Un generale in pensione, Khalil Hello, ha puntualizzato che “i nitrati di ammonio per esplodere hanno bisogno di un innesco, non esplodono da sole”.
Negligenza o attentato? Nessuna pista è esclusa e il primo ministro ha promesso che i responsabili saranno individuati e pagheranno.
Non mancano i commentatori che collegano l’esplosione con l’avvicinarsi della sentenza per l’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri (14 febbraio 2005), che sarà pronunciata dopo domani Venerdì al Tribunale speciale per il Libano, all’Aja. Una sentenza attesa da anni di un processo che ha visto sul banco degli imputati 4 uomini di Hezbollah.
Iran:
Un altro incendio misterioso in una zona industriale iraniana. Lo riporta la Tv di Stato sostenendo che non ci sono state vittime, ma soltanto danni materiali. L’incendio è avvenuto in un quartiere di Teheran, ieri mattina, ed è stato domato dai vigili del fuoco. E’ l’ennesimo episodio di una lunga serie che ha colpito a ripetizione impianti industriali strategici iraniani e che finora non hanno trovato spiegazione; il più preoccupante dei quali è stato l’incendio divampato nella centrale nucleare di Natanz.
Il sito statunitense, Business Insider, citando generali israeliani e statunitensi in anonimato, ha sostenuto che dietro questi incendi c’è la mano di Tel Aviv, che mira ad innescare una guerra con Teheran con il sostegno di Trump, prima delle elezioni negli Stati Uniti.
Acque del Nilo:
Egitto e Sudan hanno chiesto la sospensione delle trattative con Etiopia. “Dopo l’ultima lettera del governo di Addis Abeba, è apparso chiaro che si sta cercando di perdere tempo”, ha detto il ministro dell’irrigazione del Cairo. Il ministero degli esteri di Khartoum, invece, va più pesante: “Non possiamo consegnare la sorte di 22 milioni di sudanesi, che vivono sulle rive del Nilo, nelle mani di chi non rispetta gli impegni”. Il ritiro dei due Paesi è stato comunicato all’Unione Africana che sta conducendo il difficile negoziato. Le trattative durano da tempo, ma non si è arrivato ad un accordo che rispetti i diritti e gli interessi di tutti i tre paesi. Etiopia ha annunciato, lo scorso 21 luglio, di aver completato la prima fase del riempimento della diga Rinascita, senza nessun accordo con gli altri due paesi rivieraschi. Il Cairo aveva annunciato che farà ricorso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU ed al Tribunale Internazionale dell’Aja.
Yemen:
Le piogge torrenziali hanno causato alluvioni in tutto il Paese, con vittime e danni materiali ingenti. Ci sono state 45 vittime, 8 dei quali bambini. I danni materiali sono incalcolabili, in un paese distrutto dalla guerra e dalla povertà. Due dighe sono crollate. Decine di migliaia gli sfollati. La provincia più colpita è quella di Marab, dove i campi degli sfollati della guerra in corso sono stati travolti dalle acque. Le previsioni meteo sono allarmanti. Nel paese non c’è un governo centrale e vive da 6 anni una guerra civile per procura, con un pesante intervento militare saudita.
Egitto:
200 intellettuali internazionali, tra i quali, Noam Chomsky, hanno firmato un appello per la liberazione di Sanaa Seif, sorella dell’attivista egiziano, Alaa Abdel Fattah, dirigente del movimento di protesta del 25 gennaio 2011, che ha fatto cadere la dittatura di Mubarak, anche lui in carcere dal settembre 2019. Sanaa è stata arrestata lo scorso Giugno mentre stava compiendo uno sciopero della fame, insieme alla madre, davanti al carcere di Tora, per chiedere notizie su Alaa. Le due donne avevano lamentato di essere state maltrattate dagli agenti e la magistratura ha ordinato l’arresto di Sanaa per “diffusione di notizie false e di turbativa della sicurezza nazionale”.