28 persone uccise in attacchi di estremisti in Niger e Burkina Faso
Campo profughi a Diffa in Niger. Foto: Sam Phelps/Caritas.
Dopo la morte violenta di 28 persone in attacchi da parte di presunti estremisti islamici in Africa occidentale da venerdì della scorsa settimana, l’Associazione per i popoli minacciati (APM) ha messo in guardia sulle conseguenze di un’escalation di violenza per la popolazione civile. La popolazione civile soffre maggiormente per la crescente violenza degli islamisti e delle bande criminali in Africa occidentale. Gli omicidi di sei membri di un’organizzazione umanitaria francese dovrebbero essere un campanello d’allarme per l’Europa affinché faccia di più per arginare la violenza. I cittadini francesi sono stati assassinati domenica con il loro autista e la loro guida in un santuario degli animali in Niger. Venerdì scorso, 20 persone erano state uccise in modo simile da motociclisti armati in un mercato del bestiame nel villaggio di Namoungou in Burkina Faso. Della maggior parte di questi attacchi i responsabili sono estremisti islamici, ma anche i confini con la criminalità comune, fatta di bande armate, sono ormai molto labili. Anche le forze armate regolari e le milizie di autodifesa equipaggiate dagli eserciti nei villaggi hanno alimentato la spirale della violenza.
Il Burkina Faso, il Mali, il Niger, il Ciad e il nord della Nigeria sono ugualmente colpiti dalla crescente violenza. Solo la settimana scorsa la missione dell’ONU in Mali (MINUSMA) ha registrato un aumento significativo delle violenze contro la popolazione civile tra aprile e giugno 2020, soprattutto nel centro del Paese, rispetto al primo trimestre del 2020. La MINUSMA ha documentato 632 rapimenti, omicidi, esecuzioni sommarie, aggressioni e intimidazioni, in cui sono morte più di 320 persone tra il primo aprile e il 30 giugno 2020.
Molte delle iniziative militari per arginare la violenza islamista sono mal coordinate. Lo scarso equipaggiamento e la mancanza di motivazione di molti soldati sta ostacolando l’efficacia della lotta contro gli autori di violenze islamiste in Africa occidentale. Dotare gli abitanti dei villaggi di armi per costruire milizie per l’autodifesa si rivela spesso problematico, dato che usano le armi anche nei conflitti di quartiere, alimentando così ulteriormente la violenza.
Troppo poca attenzione viene prestata ai retroscena della violenza islamista. Per esempio, pochissimi combattenti di questi gruppi terroristici si sono uniti alle squadre del terrore per convinzione islamista, ma combattono come mercenari per le organizzazioni islamiste, soprattutto per motivi finanziari. Il retroterra sociale dei motociclisti armati, per lo più giovani, che diffondono il terrore, è ancora in gran parte ignorati. I mezzi militari da soli non vinceranno la lotta contro questi gruppi terroristici.