Diritti negati. Zara Alvarez, Navid Afkari e Erick Echegaray.
di Tini Codazzi
Mi allontano un po’ dall’America Latina per parlare di Zara e Navid, tutti e due assassinati dai governi dei loro paesi di origine.
Zara Alvarez era una donna e mamma filippina di 39 anni. Attivista per i diritti umani, collaborava per diverse associazioni (Arcores, ONG Karapatan), era assistente legale, appunto per l’Alleanza dei Diritti Umani di Karapatan. È stata uccisa da 6 colpi di pistola mentre tornava a casa sua la sera del 17 agosto, nella città di Bacalod, provincia di Negros. Il copione è più o meno lo stesso quando si vuole confondere l’opinione pubblica e la popolazione locale: un uomo ha sparato e poi è scappato su una moto, aiutato da un complice. Per far sembrare tutto un furto? È purtroppo un altro nome che si aggiunge alla lista di vittime uccise a causa dell’aumento di impunità grazie alla legislazione antiterrorismo firmata dal presidente delle Filippine Rodrigo Duterte. Un nome in più che possiamo aggiungere alla “guerra del dissenso”, di cui si è parlato e letto negli ultimi quattro anni da quando Duterte è al potere. È morta il giorno in cui c’erano i funerali di Randall Echanis, di 72 anni, attivista e veterano leader contadino e presidente del partito di sinistra Anakpawis. Ucciso nella sua casa. In sostanza, per il governo erano degli “sporchi rossi comunisti” ed erano nella loro lista nera, anzi rossa, già macchiata di sangue.
Navid Afkari era un uomo iraniano di 27 anni. Wrestler. È stato condannato a morte per aver ucciso presuntamente un funzionario pubblico durante le manifestazioni di piazza nel 2018. La condanna si era basata su una confessione da parte di Navid, ma sotto tortura, c’erano come evidenze contro di lui anche delle immagini prese da un video durante le manifestazioni e altre evidenze mai confermate, poco chiare e manipolate. Si è compiuta la condanna ed è stato impiccato a Shiraz il 12 settembre. Anche i suoi fratelli, Vahid e Habid, sono stati condannati per lo stesso motivo a 54 e 27 anni rispettivamente. Non sono serviti a nulla tutti gli appelli per salvare la sua vita: dal governo americano a tutte le associazioni sportive mondiali, passando dal Comitato Olimpico Internazionale ad Anmesty. Niente.
Mi avvicino ancora una volta ad America Latina per parlarvi di Erick, ucciso indirettamente dal regime venezuelano.
Erick Echegaray era un uomo venezuelano di 70 anni rinchiuso nel famoso “Helicoide”, sede del Sebin (Servizio d’Intelligence Bolivariano), era stato condannato a 14 anni per corruzione e riciclo di denaro sporco. Non ci sono informazioni se Erick è stato torturato, ma la sua famiglia, gli avvocati, i parlamentari di opposizione e le associazioni per i diritti umani in Venezuela avevano denunciato che Erick probabilmente aveva preso il Covid19 in carcere. Così è stato, è morto il 7 agosto a Caracas. Gli ufficiali del Sebin hanno ignorato la situazione e quando è stato trasferito in ospedale per insufficienza respiratoria, era troppo tardi. Questa malattia è la grande scusa per fare pulizia, i governi totalitari alzano le mani davanti al virus e no si macchiano di sangue perché il lavoro che dovrebbero fare lo fa alla grande questo virus fantasma.
Filippine, Iran e Venezuela. Zara, Navid ed Erick. Tre simboli, tre persone uccise senza capire il perché. Perché aiuti le persone? Perché hai una ideologia diversa? Perché non sei d’accordo con le politiche del tuo paese? Perché manifesti la tua opinione? Perché sei un prigioniero e allora non hai nessun diritto? Perché hai sbagliato qualcosa nella tua vita?.
“…dire «diritti umani» equivale semplicemente a contestare regimi dispotici e violenti che operano nel più assoluto disprezzo della vita, della libertà e della dignità degli individui. Qui, i diritti umani vanno a premere come fattore di indebolimento di quei regimi. In ultimo, l’ideale dei diritti umani «lavora» incessantemente all’interno di ogni sistema democratico”. Sistema democratico che in Filippine, Iran e Venezuela non c’è.
O come un giorno ha detto Immanuel Kant: “La violazione del diritto avvenuta in un punto della terra è avvertita in tutti i punti”.
Ecco perché anche qui in Italia abbiamo avvertito queste tre ennesime violenze.