“LibriLiberi”. Il sale della terra
di Alessandra Montesanto
Lydia, una madre. Luca, suo figlio. E Sebastiàn, marito e padre trucidato – insieme ad altri quindici familiari – perchè, grazie alla sua attività di giornalista investigativo, ha scoperto l’identità di uno dei narcos più temuti del Messico, Javier ,soprannominato “La lalechuza”, la civetta. Per un destino beffardo Lydia conosce il criminale all’interno della libreria di cui la donna è responsabile e ne scopre il lato umano: l’amore per la Poesia e per la figlia Marta. Ma se sali i gradini del Potere fino alla cima, anche l’individuo più sensibile perde la propria umanità e il confine tra Bene e Male si confonde con l’egotismo cieco che si fa diritto di vita o di morte sugli altri.
Lydia e Luca diventano il bersaglio principale della gang di Javier, i Jardineros. La donna decide, quindi, di scappare da Acapulco e di intraprendere la via dei migranti irregolari, che dall’ America latina sperano di arrivare al norte, negli USA. E, per tutto il tempo del viaggio che durerà cinquatrè giorni e quattromiladuecentocinquatasei chilometri (ma sembrano molti anni), il vero protagonista del romanzo diventa il CORPO. Il libro si intitola “Il sale della terra” (in italiano, edito da Feltrinelli) ed è scritto da Jeanine Cummins, capace di rendere empaticamente tutta la gamma dei sentimenti provati dai personaggi, così come rende con le parole i paesaggi desolati dove si gioca la sopravvivenza di tanti.
Il corpo, dicevamo: ghiacciato dal terrore, esausto per gli ostacoli, rattrappito per nascondersi, piagato dalle intemperie, svuotato dalla disillusione, abusato dalla violenza, asfiittico per la perdita. Un corpo resistente, con il supporto della mente: gambe, braccia, sterno, piedi, testa, ossa, pelle che appartengono a giovani e adulti, donne e uomini e che diventano la sola e unica possibilità di salvezza.
Duro, amaro, malinconico, dolce è il racconto che la Cummings regala al lettore, immagini e struttura tanto cinematografici da immaginare tutto, da esserci dentro e patire, respirare di sollievo, poi temere e tornare a respirare…Così è il viaggio dei migranti irregolari, in particolare per coloro che lasciano la terra d’origine a causa del narcotraffico, come in questo caso.
Niente sconti perchè la realtà va descritta così com’è, ma un finale consolatorio e sprazzi di solidarietà che rendono un po’ di Giustizia e speranza per il futuro.