Sin techo. Vuol dire Senza tetto
di Tini Codazzi
Nei paesi avanzati negli ultimi anni il numero di senzatetto si è alzato moltissimo, questa situazione è una delle condizioni più gravi di esclusione sociale. È evidente pensare che i paesi sottosviluppati possono essere i più colpiti per ovvie ragioni e invece no, succedono in tutto il mondo perché a volte il sottosviluppo è un fatto mentale e non solo economico. Perdere il lavoro, la famiglia, la casa, i soldi risparmiati e finire per strada è una tragedia della quale si parla poco. I senzatetto li incrociamo con la coda dell’occhio sotto i portici, davanti alle fermate degli autobus, nei sottopassi, nella metropolitana, a Milano, a Roma, a Parigi, a Mosca, a Città del Messico… E cosa facciamo? Voltiamo la testa dall’altra parte. Sapete cosa significa “Aporofobia”? La fobia che rappresenta la paura e l’ostilità verso la povertà o verso i poveri. In misura diversa la soffriamo tutti. Abbiamo paura di loro, purtroppo, ma sicuramente tante di queste persone sono uguali a noi, solo che hanno perso tutto.
In questo momento in Spagna si parla molto del tema. Ci sono più di 33 mila senzatetto, una cifra importante aggravata dalla crisi del Coronavirus. Uomini e donne senza casa che soffrono malattie e che per la loro condizione non hanno diritto alla salute, che hanno tentato il suicidio, che hanno una speranza di vita di 30 anni in meno rispetto a qualunque persona che abbia un tetto sulla testa. Molti hanno sofferto un crimine generato dall’odio (47%), di cui la maggior parte mai denunciati, di cui molte vittime sono donne. Perché vivere sotto i ponti è una vulnerabilità dei diritti umani, perché avere il diritto ad una casa, ad un lavoro, alla salute, ad una vita normale non sembra una priorità in questo caso.
Perché parlare di questi invisibili? Perché parlare dei senzatetto spagnoli, visto che il mondo intero ne è pieno? Perché oggi (10 ottobre) è la Giornata Mondiale dei Senzatetto e perché la Fondazione spagnola Hogar Sí ha fatto un importante appello alle istituzioni e alla società civile per raggiungere un lodevole obbiettivo: entro il 2030 nessun senzatetto in strada. Un sogno? La Fondazione ha aderito alla “Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” delle Nazioni Unite. Questa agenda ha diciassette obbiettivi di sviluppo sostenibile (ODS) che riguardano temi economici, sociali e ambientali. In particolare, Hogar Sí sottolinea i seguenti obbiettivi che aiuterebbero a combattere il fenomeno: ODS 1 (Il fenomeno dei senzatetto è una delle massime espressioni di povertà), ODS 3 (Salute e benessere perché vivere per strada uccide), ODS 8 (Lavoro decente e crescita economica) e ODS 13 (Assicurare l’accesso all’alloggio a tutti). Di recente la notizia che lo spagnolo Nacho Álvarez, Segretario di Stato dei Diritti Sociali voglia impulsare una nuova strategia per incentivare il diritto alla casa.
Si muovono in tanti per dare una soluzione a questa situazione che inonda la Spagna. Anche Provivienda con il suo progetto “Housing First”: accesso ad un alloggio decente per tutti su base paritaria. Il responsabile del Progetto ha dichiarato che la Strategia Nazionale per le Persone Senzatetto approvata dal Consiglio dei ministri nel 2015, scade quest’anno e non mai stata eseguita per mancanza di budget. La pandemia dovrebbe essere la molla per far ripartire progetti di aiuto concreto a queste persone.
Cosa possiamo fare? Iniziamo a guardare queste persone, non sono invisibili. Entriamo nel sito di Hogar Sí e facciamo una donazione. Parliamone a scuola e a casa con i nostri parenti e amici. Questo è un problema che non dovrebbe essere ignorato. Indaghiamo se nel nostro paese e nella nostra città ci sono enti o fondazione che si occupano del tema, ed aiutiamoli.
Secondo Ilsole24ore in Italia i senzatetto sono oltre 50 mila. Ma questo sarebbe un altro articolo.