Minority Safepack: un nuovo passo avanti per le minoranze linguistiche in Europa
di Maddalena Formica
“Uniti nella diversità”: solo questo poteva essere il motto dell’Unione Europea, un’unione sui generis nel panorama internazionale, dove convivono in ventisette Stati decine e decine di popoli e dove sono parlate più di cinquanta lingue, molte delle quali minoritarie, dal basco al bretone, dal sami al frisone, ciascuna espressione di un patrimonio culturale secolare, se non millenario, che ancora oggi cerca di sopravvivere nonostante le difficoltà.
In Europa e nel mondo, infatti, associazioni e comunità locali denunciano da decenni che l’uso e la conservazione delle lingue regionali e minoritarie, parlate cioè nelle regioni di uno o più Stati o da un gruppo etnico minoritario significativo, sono oggi sempre più minacciati dal ruolo preponderante delle lingue ufficiali degli Stati di appartenenza dei loro locutori così come dal fenomeno della globalizzazione.
LA PROTEZIONE DELLE LINGUE MINORITARIE: LA LENTA EVOLUZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO
Diversi sono gli atti di diritto internazionale che oggi vogliono favorire la protezione dei diritti umani connessi all’appartenenza a una minoranza, e in particolare dei cosiddetti diritti linguistici, temendo una graduale scomparsa, naturale o forzata, di tali idiomi: UNESCO e UNHCR hanno più volte sottolineato la sempre più pressante esigenza di tutelare le comunità minoritarie e, in un contesto regionale, il Consiglio d’Europa ha promosso l’adozione della Convenzione quadro sulla protezione delle minoranze nazionali e della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie.
Inizialmente, a causa della natura prettamente economica dei suoi obiettivi, la Comunità Europea è invece stata spesso reticente a riconoscere ai propri cittadini tutele specifiche in ragione della loro appartenenza a un gruppo di minoranza: i soli strumenti riconosciuti erano dunque quelli propri al diritto internazionale e ai diritti interni, rispettivamente spesso meno efficaci o poco protettori. È solo negli ultimi anni, infatti, che, grazie al continuo lavoro di associazioni e di militanti, si è assistito a una maggiore apertura in tal senso, al punto che oggi il rispetto delle minoranze è tra i criteri richiesti per divenire Stato membro dell’Unione.
Dal 2007, inoltre, è lo stesso Trattato dell’Unione Europea, suo atto fondamentale, a sancire all’articolo 2 che quest’ultima “si fonda sui valori […] del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze” ed è vietata, sulla base dell’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, qualsiasi forma di discriminazione sulla base di tale appartenenza.
LA NUOVA SPERANZA DI UN REALE PLURICULTURALISMO EUROPEO: IL MINORITY SAFEPACK
Malgrado le previsioni comunitarie, spesso nella pratica, però, questi riconoscimenti risultano inefficaci o quantomeno insufficienti per la reale protezione delle minoranze etniche e linguistiche, con frequenti episodi di discriminazione ed esclusione sociali in diversi Stati membri: è proprio in ragione di tali insufficienze e per favorire al meglio quella diversità culturale e linguistica che è al cuore del progetto europeo, che è nata l’iniziativa Minority SafePack – One million signatures for diversity in Europe.
Questo progetto nasce dall’utilizzo di un rivoluzionario strumento di partecipazione democratica dell’Unione Europea, il diritto di iniziativa dei cittadini europei (ICE), che permette ad un milione di quest’ultimi, purché provenienti da almeno un quarto degli Stati membri, di invitare per mezzo di petizione la Commissione europea a presentare una proposta legislativa in una data materia.
Il Minority Safepack, che ad oggi è stato firmato da più di 1 milione e 100 mila persone, ha come obiettivo di presentare alla Commissione proposte di leggi per una maggior tutela delle minoranze europee, in particolare attraverso una maggior protezione delle lingue da esse parlate.
Tra le proposte presentate, in particolare, vi sono:
- l’istituzione di un Centro per la diversità linguistica che abbia come missione la promozione e la conservazione di tali idiomi e il coordinamento di organizzazioni nazionali e internazionali che già operano in questo campo;
- l’adozione di una raccomandazione che solleciti e promuova l’uso di tali lingue in momenti di vita pubblica, ad esempio nel contesto dell’insegnamento, della salute o della giustizia;
- una maggior accessibilità ai finanziamenti europei i cui criteri oggi escludono categoricamente programmi in lingue minoritarie in alcuni settori chiave, ad esempio in quello della Cultura;
- un miglioramento della vita di soggetti appartenenti a minoranze apolidi e una loro maggiore partecipazione alla vita economica, politica e sociale dello Stato.
Tale iniziativa, ideata nell’aprile 2017 dall’ONG Unione federale delle nazionalità europee (FUEN) e sponsorizzata tra gli altri dalla Provincia autonoma di Bolzano, è stata ufficialmente registrata dalla Commissione europea il 10 gennaio 2020, diventando così il quinto esempio riuscito di tale strumento comunitario di partecipazione dalla sua creazione nel 2007.
L’audizione pubblica presso il Parlamento Europeo fissata nel rispetto dell’iter ICE per marzo 2020 è stata posticipata in ragione della crisi sanitaria al 15 ottobre 2020: alla presenza di membri di istituzioni quali il Parlamento europeo, la Commissione europea, il Consiglio d’Europa e il Comitato delle regioni, gli organizzatori dell’iniziativa hanno potuto illustrare in presenza e in remoto i punti delle proposte contenute nel Minority Safepack.
Alla luce di tali interventi, la Commissione è chiamata entro tre mesi a rispondere formalmente all’iniziativa proposta: milioni di cittadini in Europa attendono ora gennaio per sapere se gli saranno riconosciuti diritti fondamentali, quali il poter imparare la propria lingua madre a scuola o comunicare senza barriere linguistiche con le autorità amministrative, ad oggi ancora un’utopia in diversi Stati europei.
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Ma di cosa tratta questa iniziativa, che vede in Orban uno dei sostenitori d’eccellenza? Il Minority Safepack e una petizione che rientra nella cosiddetta Iniziativa dei Cittadini Europei, che sarebbe l’omologo europeo della nostrana proposta di legge popolare, che ha come obiettivo quello di chiedere all Unione Europea una maggiore protezione per le minoranze nazionalie linguistiche in Europa. Per far si che questa petizione arrivi alla Commissione Europea, e necessario che questa venga sostenuta da almeno un milione di cittadini europei, provenienti da almeno 7 dei 28 Stati membri dell UE.