Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
A cura di Farid Adly
Agli iscritti Newsletter, per ascoltare l’audio:
https://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/anbamed/indice_1604992621.htm
I titoli
Iraq: 11 uccisi in un attacco di miliziani jihadisti a ovest di Baghdad
Iraq 2: Iniziano le operazioni di scavo di una gigantesca fossa comune che conterrebbe oltre 2000 cadaveri
Etiopia: centinaia di morti nella guerra del Tigray. Arrivano i primi profughi in Sudan
Egitto: concluse le operazioni di voto nella seconda fase delle elezioni dal risultato scontato
Turchia: si dimette il ministro delle finanze, genero del presidente Erdogan
Le notizie
Iraq:
un attacco di miliziani armati contro un posto di blocco delle forze governative ad ovest di Baghdad. Il gruppo armato è arrivato su 4 auto e ha lanciato bombe a mano e ingaggiato una sparatoria con i soldati. 11 morti tra civili e militari. L’attacco è stato rivendicato da Daesh (ISIS).
Iraq 2:
Le autorità irachene della provincia di Ninive si preparano alle operazioni di scavo della fossa comune, nota nella zona come la cava di “Khasfa”, che si trova a 20 km a sud di Mosul. Secondo le testimonianze, raccolte alla caduta del falso califfato, vi sarebbero sepolti almeno 2000 cadaveri di persone uccise a sangue freddo dai jihadisti. I testimoni hanno raccontato che i miliziani hanno coperto di terra la cava prima della loro sconfitta e la zona attorno alla bocca di apertura è stata minata. Dal 2017, le autorità irachene, con il supporto delle agenzie dell’ONU, hanno scoperto in diverse località del paese precedentemente controllate da Daesh, 202 fosse comuni, ma un rapporto redatto da diverse organizzazioni non governative locali parla di un numero molto più alto: 346, comprendendo anche fosse comuni risalenti al periodo della dittatura di Saddam Hossein e a più recenti episodi di pulizia etnica nelle regioni controllate dalle milizie Hashd Shaabi.
Etiopia:
Fonti militari di Addis Abeba hanno rivelato che ci sarebbero centinaia di vittime nella guerra in corso nella regione settentrionale del Tigray. Dallo scoppio delle ostilità il Fronte di liberazione del popolo Tigray avrebbe perso 500 miliziani e nell’attacco alla base dell’esercito sarebbero stati uccisi almeno 300 soldati. L’esercito per riprendere il controllo sulla regione ribelle ha compiuto bombardamenti aerei. L’ONU ha espresso la sua preoccupazione, invitando le parti a sedersi al tavolo del negoziato, ma il premier Abyi Ahmed ha rassicurato che la situazione è sotto controllo e non ci sono pericoli di una guerra civile. Parole che sono in contraddizione con quel che succede al confine con il Sudan. Il governo di Khartoum ha comunicato che ha accolto i primi profughi e fuggiaschi dall’Etiopia. Ci sono 30 soldati e centinaia di civili, che sono stati sistemati in campi con tende nelle province di confine.
Egitto:
Si sono concluse le operazioni di voto nella seconda fase delle elezioni politiche per la Camera. Non ci sono ancora i risultati, ma le previsioni parlano di una vittoria schiacciante della coalizione dei sostenitori del presidente Al-Sissi. Un sistema elettorale prevalentemente maggioritario, per candidature individuali e di lista. In assenza dei principali partiti di opposizione, sono state presentate liste aggregate non sui programmi e progetti politici, ma mettendo insieme personalità dell’imprenditoria e della sfera sociale pubblica (cultura, giornalismo e calcio). Nel clima di divieti di assembramenti per l’emergenza sanitaria, le voci non gradite al potere non hanno goduto di spazi pubblici di campagna elettorale. Lo scorso Agosto si sono svolte le elezioni per i 200 seggi del Senato. Gli altri 100 sono di nomina presidenziale.
Turchia:
il ministro delle finanze turco, Berat Albayraq, si è dimesso dall’incarico “per ragioni di salute”. Albayrak è il genero del presidente Erdogan. Le dimissioni in realtà hanno origine in divergenze sulla cacciata del governatore della banca centrale e la nomina al suo posto di un consulente della presidenza. La girandola di dimissioni è provocata dalla svalutazione della lira turca, che dall’inizio di quest’anno ha perso il 30% del suo valore di cambio. La crescita dell’inflazione a due cifre ha creato molto malcontento e il presidente è alla ricerca di un capro espiatorio.