Open Arms e Emergency: nel Mediterraneo centrale la situazione è insostenibile
NEL MEDITERRANEO CENTRALE LA SITUAZIONE È INSOSTENIBILE:
MOLTISSIME LE SEGNALAZIONI DI IMBARCAZIONI IN DIFFICOLTÀ
ARRIVATE ALLA NOSTRA NAVE IN QUESTI GIORNI
È SEMPRE PIÙ URGENTE UN MECCANISMO DI RICERCA E SOCCORSO EUROPEO CHE ABBIA COME PRIORITÀ LA DIFESA DELLA VITA E DEI DIRITTI.
Dopo essere partiti dal porto di Barcellona il 4 di novembre con la nostra imbarcazione, la Open Arms, diretti nel Mediterraneo centrale per la nostra settantottesima missione di ricerca e soccorso insieme ad EMERGENCY, ci siamo trovati a dover operare in un contesto difficile e drammatico. Moltissime le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà che avevano necessità di essere soccorse, ma nessun assetto né umanitario né governativo in zona oltre al nostro.
Abbiamo dunque portato a termine, tra il 10 e l’11 di novembre, 3 operazioni di soccorso. Nella prima, a Nord di Zuwara, l’imbarcazione era in pessime condizioni e imbarcava acqua, e abbiamo tratto 88 persone in salvo. La seconda è avvenuta a Nord di Sabratha: siamo stati allertati da un velivolo dell’agenzia europea Frontex, cosa insolita, che non avveniva dal 2016. Il gommone aveva collassato e tutte le persone a bordo sono cadute in acqua. Abbiamo recuperato 113 naufraghi, tra cui 7 donne e 4 bambini, e cinque corpi senza vita. Purtroppo nelle ore successive al salvataggio, un bimbo di 6 mesi, già in condizioni precarie, ha perso la vita. Infine, durante la terza operazione, avvenuta nel tardo pomeriggio dell’11 novembre, abbiamo recuperato 64 persone.
Durante la notte dell’11 novembre abbiamo inoltre richiesto e ottenuto evacuazione medica per 5 persone in condizioni di salute gravi e per il corpo esanime del bimbo.
In questo momento, sul ponte della nostra nave sono ospitate 259 persone, 12 donne e 247 uomini, tra cui 80 minori (76 non accompagnati), e 5 corpi senza vita, 3 di uomini e 2 di donne.
I naufraghi, che vengono principalmente da Eritrea, Togo, Sudan, Guinea, Burkina Faso, Somalia, Burundi, Ghana, Etiopia, Costa d’Avorio, sono in condizioni di salute fisiche e psicologiche precarie e devono poter sbarcare in un porto sicuro quanto prima.
In questo momento la nostra nave, la Open Arms, si trova davanti alle coste di Lampedusa, in attesa di ricevere indicazioni su come e dove garantire ai nostri ospiti le cure di cui necessitano.