“Stay human. Africa”. Scontri armati in Etiopia
di Veronica Tedeschi
In questi giorni stiamo assistendo ad uno degli scontri civili più importanti di questi ultimi anni all’interno del Corno d’Africa, del quale però arrivano ben poche notizie. Difatti, dal nord dell’Etiopia filtrano immagini e notizie di scontri tra l’esercito dello stato di Addis Abeba e le parti militari sotto il comando dell’autorità della Regione del Tigray. Questa regione, confinante con l’Eritrea, è in questo momento il simbolo dei problemi che possono nascere in un governo federale come quello etiope.
La crisi interna iniziò quando, nel 2018, l’oromo Abiy Ahmed fu eletto primo ministro etiope, stravolgendo l’idea federale che fino a quel momento aveva governato l’Etiopia. Creò il “Partito della Prosperità”, un partito unico nel quale non esistevano più le componenti federali, così tanto volute e sentite dal popolo tigrino – e da tutte le minoranze presenti nel Paese – per avere una loro rappresentanza in Governo.
Questo cambio di equilibri di Potere accese la rabbia del popolo tigrino che scoppiò definitivamente con l’annuncio di fine aprile di quest’anno di voler post porre a data da definirsi le elezioni governative previste per l’agosto 2020. La ragione ufficiale fu legata al Coronavirus e alle difficoltà logistiche causate dalla pandemia ma tale motivazione fu duramente criticata dal popolo tigrino che ritenne questa una scelta per estendere illegalmente il mandato di Abiy Ahmed in un contesto in cui quest’ultimo non aveva alcuna certezza di essere rivotato.
Da qui la crisi è deteriorata perché nel Tigray le elezioni si sono comunque svolte ottenendo una partecipazione che sfiora il 90% e che ha visto il successo del TPLF (movimento politico-militare che ha rovesciato la dittatura del DERG ma che ha poi egemonizzato la politica Etiope per decenni). Il governo federale non ha riconosciuto la validità di queste elezioni e, dal lato opposto, il Tigray ha dichiarato illegittimo il governo centrale. Ci sono state e continuando ad esserci una serie di provocazioni reciproche che stanno portando agli scontri armati di questi ultimi giorni. L’Eritrea è ufficialmente attiva contro il fronte tigrino che sta lanciando razzi su Asmara: questo non può essere che l’inizio di una forte crisi del Corno d’Africa.
Il Paese rimane pressochè isolato, i giornalisti non riescono ad accedere alle zone del conflitto e le linee telefoniche rimangono bloccate. I numeri delle vittime non sono ancora chiari ma si stimano circa 600 morti dal lato tigrino.
Notizia di queste ultime ore è che l’Etiopia ha nominato un nuovo presidente della regione del Tigray. La nomina di Mulu Nega è stata annunciata dal premier Abiy Ahmed tramite Twitter. Sostituirà Debretsion Gebremicheal, l’attuale presidente “ribelle” che guida la rivolta contro l’esercito federale.
Rimaniamo con il fiato sospeso ad osservare le evoluzioni di questo conflitto che potrebbe trasformarsi in una vera e propria guerra che per ora non ha ancora un nome ma che rimane preoccupante.