“America latina. Diritti negati”. Perù: la “Generación del bicentenario” dice basta!
di Tini Codazzi
È la protagonista di tante belle iniziative, ma anche delle manifestazioni e degli ultimi scontri di piazza a Lima, in Perù. I protagonisti sono giovani che vorrebbero un paese migliore e più giusto, che riflettono sul passato per tentare di cambiare il presente e il futuro e che portano avanti progetti per migliorare la società. Queste le loro parole: “…Perùviani che, sulla strada dei duecento anni della nostra indipendenza, desiderano un paese migliore: senza corruzione, sostenibile, pari opportunità, dove si rispetti e si riconosca la nostra identità e diversità”. Persone che si mobilitano per trovare soluzioni ai grandi e piccoli problemi. Sono stati battezzati così: “Generación del bicentenario”.
I ragazzi Perùviani sono usciti dalle scuole, dalle università e dalle case per denunciare il loro disaccordo sulla destituzione del Presidente Martín Vizcarra da parte del Congresso sostituendolo con Manuel Merino, a sua volta presidente del Congresso. La “Generación del bicentenario”, insieme al popolo, sostiene che questa sostituzione è arbitraria, poco democratica e incostituzionale; anche se per motivi di corruzione, è una sorta di colpo di stato. Sabato 14 novembre c’è stato il climax di repressione da parte delle forze dell’ordine e sono morti 2 giovani (di 22 e 24 anni), ci sono stati centinaia di feriti e una quarantina di desaparecidos (le notizie e informazioni a riguardo sono contrastanti: forse erano 40, o 42 o persino 47 scomparsi). In mezzo al caos, i giovani hanno continuato a ribellarsi, in forte divergenza con il governo: il tema dell’ennesimo atto di corruzione e arbitrarietà politica è stato il detonante. Il neopresidente Merino non ha resistito alla pressione e dopo meno di sei giorni dall’insediamento si è ritirato dopo aver subito la rinuncia della maggior parte del suo gabinetto. Di nuovo il paese è rimasto senza presidente. Il 17 novembre, l’ingegnere Francisco Sagasti prestava giuramento come terzo presidente in meno di una settimana.
Il Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani in Perù (CNDDHH) ha denunciato davanti alla Procura la scomparsa di molte persone e ha richiesto un’immediata presa di posizione da parte del Ministero Pubblico e Ministero della Difesa. Da quello che si può costatare dai messaggi e video pubblicati in internet, dalla stampa e dalle denunce di associazioni, parenti e vittime stesse, diversi sono stati i responsabili di questa faccenda: il gruppo TERNA, uno squadrone dell’intelligence formato da agenti di polizia vestiti da civili e appartenenti alla Divisione di Operazioni Speciali della Polizia Perùviana; si sono infiltrati nelle manifestazioni di piazza e hanno commesso crimini contro la popolazione, ma non solo, diversi giovani feriti denunciano aver visto, sentito, non solo con le orecchie ma anche sulla propria pelle, spari con proiettili di gomma, biglie, hanno visto i fucili in mano con proiettili veri e hanno visto le manganellate da parte delle forze dell’ordine in divisa. Inoltre, più di un ferito ha denunciato il tentativo da parte dello stato di cancellare le evidenze e di incolpare la cittadinanza, facendo credere così che si è trattato di un episodio di violenza e guerriglia interna tra la popolazione e non tra polizia e i civili.
Il Tribunale Costituzionale aveva un compito molto duro: fare pubblica la risoluzione sulla legalità o meno riguardo alla destituzione del ex presidente Vizcarra: il processo è andato male per i difensori dei diritti umani perché il Tribunale ha ritenuto che il Congresso ha agito in modo corretto, al contrario di quello che pensano i milioni di Perùviani che si sono riversati sulle strade. E poi ci sarebbe anche da capire cosa succederà con tutte queste denunce di violazioni che stanno arrivando in Tribunale.
Ho ben presente tutti i momenti in cui la democrazia in Perù ha traballato ed è caduta veramente in basso. In modo particolare ricordo benissimo l’autogolpe perpetrato dalle forze militari di Alberto Fujimori 28 anni fa. Mentre si trasmetteva un suo discorso in TV dove Fujimori diceva: “Dissolvere, dissolvere temporaneamente il Congresso della Repubblica…”, truppe dell’esercito, della marina e delle forze aeree sono arrivate alle sedi del Parlamento, della Procura della Repubblica, del Ministero Pubblico e di altre istituzioni per prendere il controllo di esse a mano armata e con la violenza. I militari non hanno risparmiato nemmeno i sindacati. Ricordo tutto: le immagini, gli articoli di stampa, i militari, gli spari, Fujimori, i pianti, le urla, gli arresti e le storie dei Perùviani che sono poi arrivati in Venezuela. Dagli anni Novanta fino ad oggi, 6 presidenti Perùviani sono stati colpevoli di aver commesso atti di corruzione e dietro a loro tanti politici di destra, di centro e di sinistra. La corruzione è il peggior nemico dei Perùviani e questo, evidentemente dopo più di 20 anni, la “Generación del bicentenario” lo sa benissimo. Reagire come ha reagito la popolazione per le strade di Lima sembra essere stato quasi un atto dovuto. Parliamoci chiaro: sempre che sia in modo pacifico, sempre che si chieda il rispetto dei propri diritti e che si voglia l’onestà da parte delle forze politiche, queste manifestazioni di piazza sono importanti e necessarie. Ci saranno sempre vittime e ci sarà sempre abuso di potere. Questo è successo lo scorso 14 novembre a Lima.