Ancora sul Perù. Aggiornamenti politici
di Veronica Silva Alvarado
Quello che succede in Perù nell’ultime settimane sicuramente ha portato l’attenzione su questo paese di cui non si hanno molte notizie dai giornali italiani; si sente parlare poco del Perù, abbiamo notizie poco precise e sono queste le motivazioni per cui scriviamo anche questo articolo, anche se per parlare della sua classe politica attuale decadente ci vorrebbe più di un articolo, ma possiamo andare indietro di qualche anno. Partiamo dagli anni ’90 sicuramente un periodo buio per il paese durante il quale molti collettivi e movimenti sociali e sindacali sono stati distrutti; in questo decennio buio hanno fatto togliere lo studio della Filosofia delle università peruviane e pure quello delle Scienze sociali, creando una generazione molto pragmatica e tecnico per creare, nell’immaginario collettivo, l’idea che tutti coloro che scendono in piazza siano comunisti/terroristi.
Con l’accrescere, poi, dell’ apolitizzazione di una gran parte del popolo insieme alla visione della politica come un accessorio, tanti fenomeni criminali, come la corruzione e altri, si sono verificati nelle diverse istituzioni del paese che hanno determinato la grande crisi economica, sanitaria e lavorativa che attraversa. La situazione è peggiorata, creando una crisi costituzionale e democratica con la destituzione del presidente Vizcarra con la motivazione: mancanza di capacità morale. Ma chi sono questi congressisti?
L’ex-presidente Vizcarra aveva dissolto il Congresso a inizio dell’anno dopo che molti di congressisti lo avevano minacciato, ma alcuni di questi furono rieletti e, ancora ancorati alla visione della politica dell’Ego, votarono a favore della destituzione di Vizcarra, ma questo non è tutto.
In quel periodo, in Perù, aprire una università era diventato un “business” in cui si maneggiavano cifre milionarie e molti proprietari di queste università fondarono un proprio partito politico, università che molto spesso dopo un certo numero di anni chiudono e quelli che pagano caro sono i ragazzi che si trovano senza una laurea riconosciuta. Ma vediamo quali sono alcuni di questi partiti/universitari che hanno votato per la destituzione di Vizcarra:
· Partito “ podemos”: fondato da Jose luna Galvez fondatore dell’università Telesup
· Partito “alianza para el progreso” fondatore Cesar acuna fontadore dell’università Cesar Vallejo
Questi sono alcuni dei esempi di come i congressisti non vogliono la poltrona per seguire una agenda politica per il bene del paese ma per interessi propri.
A questo possiamo aggiungere interessi diversi che riguardano, ad esempio, lo sfruttamento illegale delle miniere o il trasporto illegale. Sono 130 congressisti dei quali 68 sono pregiudicati o hanno delle sentenze in sospeso e se perdono l’ immunità parlamentare molti di loro devono affrontare la giustizia peruviana.
Tutto questo ha portato a due morti e per la prima volta si parla di uccisione da parte dello Stato: la polizia nazionale del Perù reagisce brutalmente alle manifestazioni: ricordiamo la manifestazione per difesa dell’ambiente dove sono state registrate 33 morti (tra poliziotti e autoctoni); a Lima si è parlato di etremisti/terroristi che non vogliono lo sviluppo per il paese. Il modello di sviluppo è estrattivista e selvaggio così come la visione politica è anche razziale: il paese è multi-culturale e andino, ma ancora oggi si ha una riluttanza per la parola “andino”.
Ma chi assumerà la responsabilità per queste morti ? Stanno facendo il possibile per far passare il tempo con la speranza che la gente poi si dimentichi, molti congressisti hanno legami con i “fujimoristi” e con Antero Florez Araoz che rappresenta in carne e ossa il periodo buio della politica del paese.
Per tutti che loro che si indignano davanti a una ingiustizia, si deve far luce sulle morti dei manifestanti: Bryan e inti (inti significa sole in quechua) e le sue ultime parole sono state “sono capace di dare la vita per la mia patria”, un ragazzo che ha sempre lottato per un paese più giusto. Che si faccia giustizia e che la loro morte non sia invano, che sia l’inizio di un paese più giusto.
Il Perù ha una bella sfida, ma sono convinta che abbia la capacità di cominciare a scrivere una storia nuova per il paese, di non credere che la corruzione sia normale e dimostrare che è un popolo che ha memoria e dignità.
Prima di parlare di un patto politico si deve parlare di un patto sociale dove si possa costruire una società migliore, cominciando da una classe politica corrotta e priva di un senso di Bene comune.
I peruviani hanno una forza tramandata nell’inconscio collettivo dalla loro cultura millenaria, hanno affrontato dittature e colonizzazione violenta e, nonostante tutto questo, continua a vivere con determinazione e allegria. Molti non riescono ad uscire dalla visione eurocentrica e non riescono a capire perché le nostre manifestazioni siano cosi vivaci, addirittura ridicolizzando la nostra idea di manifestare, ma noi scendiamo in piazza per affermare l’amore e la nostra determinazione e la “alegria” come resilienza.