Argentina, un passo avanti verso la legalizzazione dell’aborto
La Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge questo venerdì e ora passerà al Senato, che avrà l’ultima parola.
di Julia Martín Arévalo
131 voti a favore, 117 contrari e 6 astensioni: La marea verde è esplosa di gioia nel momento in cui si è saputo l’esito del voto della Camera dei Deputati dopo un’attesa di 20 ore dovuta al lungo dibattito svoltosi al Congresso; ora sarà la volta del Senato, che avrà l’ultima parola nell’approvazione finale del testo per la legalizzazione dell’aborto.
Due anni fa, la Camera dei rappresentanti aveva già approvato un testo simile, ma era stato poi respinto dal Senato. Infatti, si prevedono difficoltà anche questa volta all’interno della Camera Alta, anche se l’iniziativa in questo caso è guidata dal Governo ed ha il sostegno del Presidente Alberto Fernández.
La novità legislativa rappresenta un cambiamento importante rispetto a quella attuale che permette l’aborto solo in caso di stupro o di pericolo per la vita della madre ed inoltre permette l’obiezione di coscienza ai medici. Questo nuovo testo permetterà l’aborto fino alla 14a settimana di gestazione. Dalla quattordicesima settimana di gestazione in poi non sarà più possibile abortire, eccezion fatta per i casi già concepiti dalla precedente normativa (pericolo di vita per la madre e per casi di stupro).
Secondo le statistiche del governo, si stima che ogni anno circa 40.000 donne in Argentina sono ricoverate in ospedale per complicazioni dovuti ad aborti clandestini, e più di 3.000 di esse sono decedute dal 1983 (data in cui l’Argentina è tornata alla democrazia) ad oggi. La nuova legge mira a porre fine a tutto questo, consentendo l’aborto legale, sicuro e gratuito.
Non c’è ancora una data per il voto al Senato, ma si ritiene che possa avvenire prima della fine dell’anno. Se la legge venisse accettata, l’Argentina si aggiungerebbe alla breve lista dei Paesi che oggi consentono l’aborto legale in America Latina (Uruguay, Cuba, Guyana e Guyana francese) e costituirebbe un importante precedente nella lotta per il diritto di scelta delle donne latinoamericane.