Assange non verrà estradato
di Alessandra Montesanto
Partiamo da Chalsea Manning, la fonte che, nel 2010, ha passato a Julian Assange e a WikiLeaks molto materiale riservato grazie al ruolo di analista di intelligence durante le operazioni militari statunitensi in Iraq; è stata arrestata – in condizioni lesive dei diritti umani – con accuse riguardanti la sicurezza nazionale; è stata, poi, rilasciata, dopo sette anni e quattro mesi, nel 2017, per grazia di Barak Obama; ritorna in carcere nel 2019 per non aver testimoniato di fronte al Gran Giury a proposito di WikiLeaks, ritrovando la libertà nel marzo 2020.
Edward (Joseph) Snowden è un informatico e attivista americano, ex tecnico della CIA che, nel 2013, ha rivelato altri documenti secretati, in particolare riguardanti un programma di intercettazione telefonica tra USA e Europa e altri programmi di sorveglianza Internet. Il giorno del suo 30mo compleanno viene accusato di aver violato l’Espionage Act e di furto di proprietà del governo; ha ottenuto il diritto di asilo a Mosca, dove ora lavora e si è sposato, e ha costituito la Freedom of the Press Foundation, di cui è presidente, un’organizzazione, con sede a San Francisco, che ha lo scopo di proteggere i giornalisti dalla sorveglianza del governo.
E arriviamo a Julian Assange: personalità controversa, che ieri – 4 gennaio 2021 – ha visto concludersi il processo a suo carico con le accuse, da parte degli Stati Uniti, ancora una volta, della diffusione di files riservati. Accuse da parte degli Stati Uniti con l’avallo del Regno Unito. Gli USA hanno già fatto ricorso.
La Corte ha deliberato che Assange non verrà estradato, rimarrà a Londra, a causa delle sue cagionevoli condizioni di salute, ma la vera questione, cruciale, riguarda il Diritto all’informazione da parte dei giornalisti e degli organi di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente.
Uno dei fondamenti deontologici del Giornalismo è quello di proteggere le fonti, se queste sono accertate e verificate; ricordiamoci che quarant’ anni fa la pubblicazione dei Pentagon Papers sulla guerra in Vietnam ha strappato il velo di Maya sulla necessità degli interventi militari americani in tema di politica estera (e anche interna), per fare un esempio. Oggi, invece, si tace la censura, si tacciono gli arresti e le violazioni dei diritti fondamentali in quegli Stati che si dicono “democratici”. Nell’epoca della iper-tecnologi e del liberismo sfrenato non capiamo quando è utile porre confini alle parole e alle idee e quando, invece, è controproducente. Per la trasparenza e la Giustizia contro la mancanza di Etica di certi (troppi) governi.