“America latina. I diritti negati”. Venezuela. Continuiamo a parlare di aborto
di Tini Codazzi
C’era una volta, in una cittadina a ovest di un paese dimenticato da Dio e da tutti, che una ragazzina di 13 anni, denutrita e di famiglia molto umile venne violentata da un uomo. La ragazzina non sapeva cosa fare o con chi parlare. Ad un certo punto, incontrò una maestra di 31 anni, molto coinvolta nella difesa dei diritti delle donne, che dopo aver saputo dello stupro e della situazione di salute e di precarietà economica e sociale della famiglia, le spiegò le opzioni che aveva. La maestra pensava che quella gravidanza non potesse avere un finale felice, pensava che quella giovanissima donna non sarebbe stata in grado di far crescere in salute quel bimbo dentro la pancia, perché quel corpicino di 13 anni era martoriato dalla fame. La maestra decise di aiutarla e parlarle della possibilità per interrompere la gravidanza. Purtroppo, era la cosa migliore per quel futuro esserino, per la ragazza e per la sua famiglia, ma la polizia lo seppe e arrivò a casa della maestra e la portarono in carcere per aver commesso il presunto delitto di aver somministrato alla ragazza una pastiglia per abortire. Da quel momento sono passati tre mesi in cui la maestra è stata in isolamento, non ha avuto la possibilità di conoscere quali sono le implicazioni penali del suo presunto delitto, il suo avvocato non ha potuto accedere all’espediente di accusa. La Procura Generale, durante l’udienza preliminare, la accusò di aver indotto l’aborto. Tuttavia, il Tribunale di controllo dello Stato aggravò le accuse senza avere le prove. Era anche colpevole dei reati di racket e cospirazione per commettere un crimine, accuse che dovrebbero aumentare la pena che la maestra affronta.
Siamo arrivati ai giorni nostri, la maestra in questo momento è in arresto domiciliare in attesa del processo.
La cittadina a ovest è Merida. Il paese dimenticato da Dio e da tutti è il Venezuela e il nome della maestra attivista a favore delle donne è Vanessa Rosales. Il suo crimine: aver aiutato una minorenne vittima di violenza sessuale a interrompere una gravidanza prodotto di uno stupro. A questo punto: dov’è lo stupratore? È stato preso o punito o minimamente arrestato e in attesa di processo come è successo a Vanessa? Ancora no. Sembra che il governo abbia diramato un ordine di cattura contra questa persona, ma il caos giudiziario e sociale che c’è in Venezuela con questa narco dittatura è così grave che fa pensare che l’arresto dello stupratore non sia così prioritario come punire la maestra.
L’aborto in Venezuela è illegale. Il diritto ad abortire è un crimine, tranne i rari casi in cui, a seconda dei criteri medici, la vita della donna sia in pericolo. L’aborto indotto è un crimine, e una donna, se ritenuta colpevole, potrebbe scontare da 6 mesi a 2 anni di carcere. In caso di stupro, l’aborto non è consentito.
Per questo motivo, le innumerevoli associazioni e ONG per i diritti umani in Venezuela insistono sul fatto che questa questione deve essere discussa e l’aborto, depenalizzato, ma il popolo venezuelano è in mezzo ad una crisi umanitaria gravissima, come già sappiamo, nella più assoluta impunità e praticamente sequestrati da un governo narcotrafficante, probabilmente l’aborto non è una priorità per il governo.
Siccome l’aborto è illegale, anche la commercializzazione e il mercato nero delle pastiglie antiaborto lo sono e si fa molta speculazione. Ogni pastiglia ha dei prezzi esorbitanti e c’è bisogno di 12 pastiglie per interrompere una gravidanza di massimo 12 settimane, per cui pochissime donne possono acquistarle. Questa illegalità favorisce il contrabbando e le donne diventano le vittime, incrementando il livello di angoscia, stress e insicurezza sanitaria.
Il fatto è che forse Vanessa era in possesso di queste pastiglie che come abbiamo detto, sono illegali, ma la difesa di una donna o come in questo caso di una minorenne stuprata dovrebbe essere la priorità. Quando il mondo maschilista e politico capirà che le donne, piccole o grandi che siano, hanno il sacrosanto diritto di decidere se avere o non avere un figlio. Quando capiranno che c’è bisogno di assistenza a livello fisico e psicologico dopo aver subito uno stupro. Quando capiranno che la donna ha diritto ad essere informata sulle opzioni che ha dopo una violazione. Quando si capirà, soprattutto nei paesi sottosviluppati, che la situazione delle gravidanze non desiderate è un grande problema… beh, in quel momento si potrà andare avanti, in quel momento inizierà a cambiare il far west dell’aborto, che giorno dopo giorno crea delle vittime e nuoce la vita di donne e di futuri bambini.