Colpo di Stato militare in Myanmar
Liberare i detenuti – Critiche ad Aung San Suu Kyi
L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha condannato il colpo di stato militare in Myanmar e ha chiesto l’immediato rilascio del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi e di tutte le altre figure politiche imprigionate. Il Myanmar sta affrontando un pericoloso scivolamento all’indietro nella storia. Dopo dieci anni di timida democratizzazione, i militari stanno ora forzatamente riportando indietro l’orologio e il paese è minacciato dalla riproposizione di decenni di dittatura militare.
Questa è una catastrofe per lo stato multietnico, perché significa che non ci sarà pace neanche nelle regioni di insediamento delle varie nazionalità e purtroppo continuerà il genocidio contro i Rohingya. Ma è un disastro in divenire. L’ex icona della democrazia Aung San Suu Kyi ha cercato invano di assecondare i militari. È stata uno strumento compiacente dell’esercito e della sua strategia genocida nel perseguitare i Rohingya dal 2015/2016. In tutto il mondo, ha
rappresentato e giustificato la strategia crudele della leadership militare, che ora la imprigiona di nuovo. Questo non la rende più un’icona della democrazia. Ma naturalmente la sua prigionia è illegale e deve essere terminata immediatamente.
La democratizzazione sotto Aung San Suu Kyi ha deluso sotto molti aspetti. Negli ultimi anni, per esempio, la libertà di espressione e la libertà di stampa sono state arbitrariamente limitate dall’uso di vecchie leggi da parte della dittatura militare. Anche gli sforzi di pace nelle zone di insediamento delle diverse nazionalità non hanno fatto progressi, sebbene Aung San Su Kyi abbia dichiarato che questa è una priorità assoluta.
Ora il Myanmar è minacciato da un ritorno ai tempi bui della dittatura militare prima del 2011. Siamo molto preoccupati che la Cina in particolare, dopo aver praticato per anni sotto la dittatura militare una politica di saccheggio delle risorse naturali presenti nelle aree dei diversi stati che compongono il Myanmar, approfitti ora del rovesciamento politico per continuare questo sfruttamento indiscriminato.
Richiesta di sanzioni dell’UE contro i militari
Dopo il colpo di stato in Myanmar, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede sanzioni mirate dell’UE contro gli interessi economici dei generali golpisti. Non l’intera popolazione, ma i capi militari dovrebbero subire le conseguenze del loro colpo di stato, ha dichiarato l’APM. I militari del Myanmar hanno creato un impero economico in più di 50 anni di governo. Le fabbriche di birra, le banche, le agenzie di viaggio, gli alberghi, le compagnie di trasporto,
i porti, le compagnie del tabacco, le compagnie tessili, le agenzie immobiliari e le compagnie che estraggono giada, rubini, zaffiri e rame offrirebbero sufficienti opportunità di sanzioni.
L’UE dovrebbe fermare tutti gli affari con le aziende controllate dai militari e le loro filiali. Se i militari rinchiudono arbitrariamente figure politiche democraticamente elette, è inopportuno aumentare ulteriormente la ricchezza dei generali di spicco accumulata con la corruzione e l’appropriazione indebita. Questo perché il colpo di stato riguarda anche gli interessi economici, che i militari temono possa essere messo in discussione se il paese procedesse spedito verso la democratizzazione.
Per esempio, il potente comandante in capo dell’esercito, il generale Min Aung Hlaing, controlla due influenti holding militari, la Myanmar Economic Corporation (MEC) e la Myanma Economic Holdings Limited (MEHL). Dirige personalmente la MEHL ed è uno dei suoi azionisti più importanti.
Anche i membri stretti della famiglia di Hlaing hanno fatto parecchi soldi grazie alle sue connessioni. Suo figlio Aung Pyae Sone, per esempio, controlla l’importazione di medicinali e tecnologia medica.
Possiede anche alberghi, ristoranti e una società commerciale insieme a sua moglie. Se il Myanmar è ancora uno dei paesi più poveri del mondo, la corruzione dei generali e dei loro tirapiedi ne è la principale responsabile.
Il generale ormai 64enne termina il suo mandato da comandante in capo delle forze armate nel giugno 2021 e sta cercando vie alternative per mantenere il proprio potere. Dato che ha poche possibilità di essere eletto presidente con mezzi legali a causa della sua bassa popolarità, sta tentando la via del colpo di stato illegale.
Da anni l’APM avverte del pericolo rappresentato dal generale Min Aung Hlaing. Per esempio, l’organizzazione per i diritti umani ha protestato quando è stato accolto con gli onori militari a Berlino nell’aprile 2017 su invito dell’ispettore generale delle forze armate tedesche.
All’epoca, il governo tedesco voleva iniziare un dialogo con i militari del Myanmar per promuovere e sostenere il percorso verso la democratizzazione. Era una strategia destinata a fallire, poiché Hlaing aveva già espulso con la forza i Rohingya nel 2016. Nell’estate del 2017 infine è stato responsabile del genocidio di questa minoranza.