#noCPR: un anno di vergognosi silenzi
E’ trascorso un anno esatto da quando il Comune di Milano rispondeva con questo twit alla nostra richiesta di presa di posizione sulla prossima apertura di un Centro di Permanenza per i Rimpatri a Milano: il sindaco si è ricandidato, la Ministra dell’Interno del suo stesso partito è stata da poche ore riconfermata, nel segno della continuità con le politiche in materia di immigrazione degli ultimi venti anni, italiane ed europee, delle quali si è fatta diligente esecutrice.
Da allora ci separano una pandemia, tre governi, e oltre 400 persone transitate dalla nostra città, attraverso un CPR che nel frattempo ha aperto ed è diventato snodo centrale di deportazione di chi osi sopravvivere alla rotta mediterranea o balcanica e alla falcidia delle leggi sempre più affinate per respingere, o masticare e sputare, chi preme alle porte della UE: la torta ora, più che mai, è grande e ghiotta, e non conviene muovere neppure un passo in questo campo.
Non conviene alla Ministra e non conviene al Sindaco – in perenne campagna elettorale, ma ora più che mai – e che ha interrotto il silenzio su punto solo per dire che “non contesta” la scelta del CPR bit.ly/37bOsDa.
E teniamoci allora il CPR e teniamoci i buoni spesa Covid solo per le persone regolari, teniamoci la residenza (e la vita) ad ostacoli per le persone richiedenti asilo (nei fatti ancora negata dal Comune di Milano nonostante la Consulta e una legge apposita) – ma che pedalino in fretta per portarci il sushi nel lockdown! . Teniamoci una perpetua “emergenza freddo” con la vergogna di una metropoli che finge ogni anno di arrivare impreparata al fatto che siano migliaia le famiglie senza tetto che si arrangiano in fabbricati dismessi ai quali il comune taglia acqua e luce. Teniamoci l’aiuto ai fragili delegato al volontariato e ai centri sociali perennemente sotto sgombero, nella più clamorosa delle contraddizioni.
Un anno di silenzi: eloquentissimi, imperdonabili, vergognosi silenzi.