“Stay human. Africa”. Come sta l’Africa?
di Veronica Tedeschi
Sostanzialmente bene. Tra lotte interne e malattie, il continente africano sta bene.
Rispetto al Covid abbiamo letto ovunque che l’Africa ha saputo affrontare bene la problematica anche se gli esperti in materia riferiscono che la realtà non è mai quella rappresentata nei dati governativi. Le periferie delle grandi città e le zone più emarginate sfuggono ai conteggi centrali. Sicuramente l’impatto del Covid-19 in Africa è stato meno disastroso rispetto all’Europa, vuoi per questioni anagrafiche legate alla popolazione, vuoi per il clima favorevole.
In ogni caso, il virus più grande da sempre presente in Africa è quello economico. Le periferie di quasi tutte le capitali africane sono caratterizzate dalle così dette “economie giornaliere” che non consentono uno sviluppo dei paesi, né tanto meno un arricchimento delle famiglie. Un’economia basata sulla necessità e non sull’investimento che inevitabilmente porta la maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana e centrale in stato di continua povertà. Ad alimentare questa crisi vi sono anche i numerosi conflitti ad oggi attivi nel Continente. Per citare qualche guerra in atto partiamo dall’Etiopia in cui il governo è in continuo scontro con il Tigray che reclama indipendenza. Circa 50 mila sfollati civili scappano dal Tigray per muoversi verso il vicino Sudan.
Spostandoci in Repubblica democratica del Congo, troviamo una situazione di circa 8 morti al giorno a causa dei conflitti tra i ribelli che cercano di accaparrarsi il maggior numero di minerali. Molte altre ribellioni interne sono poi legale alla situazione dei così detti “presidenti dinosauri” attaccati alle poltrone dagli anni dell’indipendenza o poco dopo e che causano malumori tra i cittadini. Esemplificative sono la situazione attuale del Camerun o le vicende vissute dal Burkina Faso con 27 anni di presidenza di Blaise Campaorè.
Qualche spiraglio di cambiamento e di pace però si intravede, nel 2020 abbiamo visto le prime donne presidenti di paesi, una su tutte Sahlework Zewde in Etiopia. Numerose anche le lotte dei giovani africani che vogliono ribellarsi a certe dinamiche e fanno credere in un futuro migliore ( in Algeria, i giovani hanno fondato il movimento non violento Hirak che chiede un cambio strutturale al potere. Gli stessi lo scorso anno sono riusciti in una rivoluzione in Sudan che ha portato alla partenza del presidente al potere da oltre 30 anni).
Per concludere, il continente africano sta bene e non ha bisogno di una mano. Ha bisogno solo di alcune cose importanti come la pace, la fine della corruzione e maggiore democrazia. I giovani africani sono sicuramente in grado di costruire dei paesi magnifici ma bisogno dare loro lo spazio necessario, eliminando per sempre quei presidenti che modificano leggi e costituzioni pur di rimanere al potere, cancellando la corruzione dilagante tra le forze dell’ordine e supportando una lotta al terrorismo precisa ed efficace.
Solo così l’Africa potrà risollevarsi e guardare ad un futuro pacifico e prosperoso.