“America latina. I diritti negati”. Impariamo dall’Argentina
di Tini Codazzi
A proposito dell’8 marzo e del confinamento che non finisce mai, vorrei parlarvi di queste bellissime campagne create da Iniciativa Spotlight Argentina. È un’iniziativa in alleanza con l’Unione Europea e ONU per limitare ed eliminare (utopia) ogni forma di violenza di genere. Verso la fine dell’anno scorso, dopo aver toccato per mano il primo periodo di confinamento, Spotlight Argentina ha lanciato sui Social Network la campagna #YoMeOcupo: una serie di messaggi e video dedicati fondamentalmente agli uomini. I cosiddetti “Ayudadores”, mariti e compagni che fanno finta di aiutare nelle faccende di casa, che non prendono per mano la vita casalinga, non prendono l’iniziativa bensì aspettano la richiesta della donna o timidamente offrono il loro aiuto. Non bisogna aspettare, non bisogna essere fintamente timidi, dovrebbero agire subito e dividersi, insieme alle mogli e compagne, il lavoro di casa. Una situazione da combattere fortemente visto il peso mentale femminile che questa situazione comporta. È interessante l’ottica del video dedicato a questi finti “supereroi” in ciabatte e accappatoio, una visione comica e non tragica solitamente accade quando si tratta di violenza di genere. Lo potete vedere qui: https://youtu.be/N4IWoGT0txU
Un’altra strepitosa campagna, sempre di Spotlight Argentina è #SinMochilas (senza zaini), pensata per ragionare e sensibilizzare sull’uguaglianza tra bambini e bambine: dedicata ai genitori, responsabili di riempire di idee maschiliste e preconfezionate la testa dei loro bambini. Il modo in cui i genitori vorrebbero che loro pensassero e agissero. Frasi come “i maschi non piangono”, “il colore rosa è solo per le bambine” o “tua sorella sistema la tavola” sono sbagliate, sono maschiliste. La metafora di senza zaini è bellissima non ché azzeccatissima. Gli zaini rappresentano la loro vita, la loro testa, il loro bagaglio e la loro educazione sentimentale. I bambini ci aprono gli occhi, ci dicono che loro vorrebbero decidere cosa fare, con quali giocatoli giocare, che tipologia di film vedere o come vestirsi. Un maschio che vuole giocare con le pentole e le padelle o vuole una maglietta rosa non ha niente di male. Una bambina che usa gli anfibi, si veste di nero o che vuole giocare con le macchinine non ha niente di male. Non c’è niente che non vada in questi bambini, vorrebbero soltanto essere felici e poter decidere sulle cose del loro piccolo mondo. Da vedere assolutamente: https://youtu.be/6OVvOOZESZ8.
Un’interessante campagna con messaggi chiari e concisi per promuovere la parità di genere nello sport è un altro punto forte di questa iniziativa. È fondamentale costruire protocolli e scrivere delle leggi che proteggano le donne sportive da violenza, mobbing e maltrattamenti di ogni genere ed entità: #BuenasPrácticasEnElDeporte. Leggi che sappiano guidare le donne, di ogni professione, nel compito più difficile del mondo: quello di gestire la professione e il lavoro e la vita privata e la famiglia. Una situazione che ancora nel 2021 è un problema non risolto. Guardando questa campagna sullo sport, ho subito pensato all’ultima notizia riguardante questo tema, quella apparsa sui media in queste scorse settimane, quella della ex-pallavolista Lara Lugli, che nel marzo 2019 aveva sciolto il contratto con la società sportiva dopo aver saputo di essere incinta. La società per la quale lei lavorava ha chiesto i danni in sede civile perché la giocatrice era rimasta incinta, aveva lasciato la squadra, e secondo la società c’era stato un calo nelle prestazioni della medesima squadra, proprio per l’uscita della Lugli. La donna lotta ancora per ricevere il suo stipendio per il mese di febbraio 2019. Una storia che ha dell’incredibile se poi scopriamo che questo bambino non è mai nato perché la giocatrice ha avuto un aborto spontaneo.
Siamo davanti a situazioni che non dovrebbero diventare delle notizie, non dovrebbero nemmeno succedere, né esistere. Non dovrebbe esserci una Festa della Donna dove si ricorda che dev’essere rispettata psicologicamente e fisicamente, in ambito lavorativo e/o privato. Non dovrebbero esistere tutte queste campagne per sensibilizzare sui diritti delle donne o per lottare contro il maschilismo. Mi chiedo: esiste la Festa dell’Uomo? Inteso come maschio? Esistono le campagne per contrastare il maltrattamento agli uomini? (intesi come maschi?). Ne abbiamo parlato tanto e ne parleremo ancora. È una situazione molto complessa che non si risolve con le parole e con resoconti annuali, ma con fatti concreti e soprattutto con un’educazione corretta e sensibile a questo tema fin dai primi mesi di vita, da parte della famiglia, della scuola e anche dello Stato. Ma sappiamo che il mondo è costantemente sotto sopra, è a rovescio di come dovrebbe essere…