Sindaco, due TSO in due settimane nel CPR. Va tutto bene?
Finora dal sindaco di Milano, alle domande di presa di posizione sull’esistenza di un CPR nella città da lui governata, si sono avute in risposta solo “spallucce” o al massimo non contestazione della scelta governativa sulla quale in sostanza – questa è la tesi – un povero piccolo sindaco non potrebbe influire.
A noi nulla toglie dalla mente che Beppe Sala sì, darebbe un bel segnale, se esprimesse la sua contrarietà a questo mostro, come altri sindaci già han fatto. Ma andiamo oltre.
Perchè si dà il caso che, al di là delle questioni di principio, mai come in questi ultimi mesi definire “lager” quello di via Corelli non sia affatto una provocazione: persone recluse anche da cinque mesi senza aver commesso alcun reato, e una progressiva degenerazione della loro condizione psicofisica sono ormai l’accertata situazione, di sbando totale.
“La permanenza prolungata all’interno della struttura ha provocato ripercussioni pesanti sulla condizione psicologico-psichiatrica degli ospiti. Oltre metà degli ospiti è sottoposta a una terapia psichiatrica, ma una parte di loro ha mostrato un peggioramento importante delle proprie condizioni psicologiche-psichiatriche. (…)
Per le patologie psichiatriche più intense e pericolose (atti di autolesionismo, tentativi di suicidio, psicosi emergenti e frequenti) ci riferiamo al servizio di pronto soccorso dei presidi sanitari sul territorio, i quali però risultano restii a dimettere tali persone con diagnosi precisa che eventualmente determini l’incompatibilità con la vita in comunità ristretta. (…)
A metà febbraio abbiamo segnalato alla Prefettura di Milano l’aumento dei casi di natura psichiatrica all’interno della struttura, chiedendo che venisse attivato un protocollo o una convenzione con Sistema Sanitario Nazionale per la presa in carico di pazienti tossicodipendenti e psichiatrici. (…) , ma ad oggi ancora nulla è stato attivato.
In generale quindi, ciò che emerge è che la patologia psichiatrica, la sofferenza reale percepita e vissuta all’interno della struttura da parte degli ospiti aumenta costantemente con l’aumento dei tempi di permanenza: sono purtroppo ormai quasi all’ordine del giorno atti autolesionistici e talvolta tentativi suicidari. (…).
𝗖𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗺𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗲 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝗹𝗶𝗻𝗲𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗲̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗶 𝗳𝗶𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗶𝗺𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗼, 𝗻𝗲𝗹 𝗺𝗼𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝗺𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗼 𝗲̀ 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲, 𝗰𝗶 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮 𝘂𝗻 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗼, 𝗶𝗻 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗯𝗮𝘀𝗶𝗹𝗮𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗿𝗺𝗲 𝗖𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 𝗶𝗻 𝗺𝗮𝘁𝗲𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗗𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝘂𝗼𝗺𝗼, 𝗼𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗼𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗿𝗶𝗽𝗲𝗿𝗰𝘂𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲.”
Ebbene, queste parole non sono di un* attivista, ma del direttore (ex?) del centro, che le ha consegnate con gran disinvoltura ad un post su facebook. (https://www.facebook.com/versoproboscs/posts/1654617184748987).
Ma veniamo al dunque.
Perchè il “nostro” primo cittadino, assai affaccendato in questi giorni tra inaugurazioni, promozione dei diritti di uguaglianza e antidiscriminazione, o chi per lui, ha evidentemente trovato il tempo di autorizzare (*) due TSO – ovvero due trattamenti sanitari obbligatori – nel giro di due settimane, a due persone trattenute nel CPR di Milano che hanno iniziato a dare segni di squilibrio e a provocarsi gravi ferite tentando più volte il suicidio.
Neppure ora gli è sorto il dubbio che qualcosa stia andando per il verso storto, in via Corelli?
Perchè forse finge di non saperlo, ma nel CPR di Milano non solo non possono entrare attivist* e giornalist* e a stento avvocat* (solo se un trattenuto riesce a rientrare in possesso del suo telefono per qualche minuto, nella quotidiana lotteria delle telefonate), ma soprattutto non entra il servizio sanitario nazionale: non vi è nessun presidio sanitario pubblico, e neppure un controllo esterno quale quello imposto per legge, tramite il protocollo di cui sopra, che la Prefettura non ha ancora attivato dopo 8 mesi di attività: tutto in mano ad un presidio medico interno privato a carico del gestore (che continuerebbe a proclamarsi in rosso e taglia sui servizi).
Non esiste poi neppure un magistrato di sorveglianza, come invece nel carcere, cui il recluso può rivolgersi per reclamare i propri diritti di detenuto: niente, nessun controllo, nessun limite all’arbitrio totale in una materia senza legge.
E in questa situazione, di un lazzaretto lasciato andare alla deriva, dove nessuno dei trattenuti è ormai in buona salute, vedendo che si sta passando ora agli estremi rimedi (la sedazione con la forza), perchè evidentemente non è più sufficiente il fiume di sedativi somministrati già quotidianamente, non è forse il caso di farsi due domande e anzi darci due risposte, signor Sindaco?
Come si concilia una zona franca del diritto alla libertà, alla salute, alla difesa, alla comunicazione, al diritto di asilo, con il Suo modello avanzato di città all’avanguardia sui diritti, signor Sindaco?
Sono quasi tre anni che Le poniamo questa domanda, senza fortuna. Ora non è più tempo di dire “non lo so”, “non è mia competenza”: ora è Lei a firmare questi provvedimenti che incidono sulla vita e sulla carne di giovani ragazzi senza colpa (se non quella di non avere un permesso che la legge non gli consente di avere) e ci aspettiamo una spiegazione. Specie ora che si accinge ancora una volta a chiedere il nostro voto, come se non ci avvedessimo che tutto ciò che Milano ha fatto dal punto di vista del sociale e dei diritti umani l’ha fatto grazie al solo lavoro volontario di tante e tanti milanesi.
Non è più tempo di dare ambrogini: vogliamo risposte e provvedimenti. E subito.
Prenda posizione per la chiusura del CPR di Milano. Con URGENZA: con l’urgenza del rischio alla salute che stanno subendo quelle persone lì dentro.
O di diritti, per favore, non parli più, men che mai a nostro nome.
(*) https://www.comune.milano.it/…/trattamento-sanitario…
“Come richiederlo:
– La documentazione medica deve essere recapitata entro 48 ore dal rilascio alla Centrale Operativa della Polizia Locale insieme al modulo di richiesta (vedi sez. modulistica)
– L’Ufficiale di turno esegue il controllo di conformità, predispone la documentazione amministrativa necessaria che dovrà essere siglata dal Sindaco.
– Dopo la visita di convalida, l’Ufficiale provvede all’accompagnamento del paziente presso la struttura sanitaria indicata per il ricovero.”