“LibriLiberi”. Camorra sound
di Alessandra Montesanto
Una piccola casa editrice (Magenes), un giovane autore, Daniele Sanzone, e il coraggio di scrivere di camorra: il testo si intitola Camorra sound, è di qualche anno fa, ma attualissimo perchè racconta l’evoluzione della canzone campana, napoletana in particolare, a pari passo con l’evoluzione – o involuzione – della società.
A partire dalla canzone recitata con pathos (la sceneggiata) di Mario Merola, attraversando le storie sentimentali e di disuguaglianza sociale di Nino D’Angelo, fino ad arrivare a Gigi D’Alessio e ai neomelodici, Sanzone accompagna il lettore in una disanima, ricca di riferimenti storici-etnografici-antropologici, della musica come veicolo di messaggi, navigando tra i generi, quelli più tradizionali e più recenti.
L’autore del saggio è lui stesso leader della band A67 – nome che deriva dalla legge che ha originato l’edilizia popolare in Italia e ha edificato il quartiere da cui proviene lo stesso Sanzone, Scampia. Un quartiere noto alle cronache per i problemi legati alla micro e macro criminalità, da sempre considerato, con le sue Vele, una società a parte, ma che propone anche isole di legalità, grazie alla determinazione di cittadine e cittadini impegnati che vogliono ripristinare l’onestà, la cultura del Bello e dei valori positivi. Ecco, la cultura appunto: le canzoni fanno parte del patrimonio artistico-culturale della Campania e dell’Italia intera, ma lo scrittore pone una domanda iniziale a molti altri cantanti, autori e produttori: “Perchè non avete cantato contro la camorra?”, Perchè, quindi, non si sono schierati apertamente contro la malavita?
E molte e disparate sono le risposte: Pino Daniele aveva dichiarato che per lui raccontare la quotidianità di certi quartieri era già un modo per parlare dell’illegalità diffusa e quindi di mafie; lo stesso vale per i 99 Posse che nascono e frequentano i centri sociali, ma non prendono una posizione ferma e netta. Altri invece,come Piero Pelù dei Litfiba decidono di far conoscere le storie di chi si è ribellato: in Fiorirà narra dei ragazzi di Locri, in Calabria, che hanno detto NO all”ndrangheta; il rapper Rocco Hunt in Nu juorno buono si riferisce al disastro ecologico della Terra dei fuochi, disastro sempre voluto e causato dalla camorra per aumentare il giro dei propri affari sulla pelle delle persone: il testo è un vero e proprio appello a chi lotta e a chi deve incominciare a farlo per il Bene comune: “Questo posto non deve morire/la mia gente non deve partire/il mio accento si deve sentire/la strage dei rifiuti/l’aumento dei umori/siamo la Terra del sole/non la Terra dei Fuochi”.
Ieri come oggi, però, è troppo frequente la produzione di brani che inneggiano alla vita malavitosa: dagli anni ’70, con le canzoni di Pino Mauro che hanno segnato un’intera generazione, ai giorni nostri, con il pezzo di Aniello Imperato – alias Nello Liberti – dal titolo poco equivoco di O’ capoclan, si descrive la vita dei boss come un’esistenza da emulare per la ricchezza e, in particolare, per il potere; il boss, inoltre, e la sua gang sono vissuti come l’unica possibilità di sopravvivenza nelle periferie disagiate, prive dei servizi di base e intrise di subcultura. Dove lo Stato pulito è assente, la Camorra diventa una grande famiglia salvifica.
Il libro di Sanzone è un’inchiesta utile, resa molto interessante da riflessioni e quesiti che non lasciano indifferenti: il tema musicale si intreccia a quello politico con le collusioni che si sono dipanate nel tempo nel “Bel Paese” e/o il lassismo delle istituzioni nel contrastare la criminalità; il sistema neoliberale che propone status symbol a cui non tutti possono accedere, creando frustrazione e violenza, si lega a un discorso che riguarda l’attaccamento alla tradizione e al rapporto con la modernità liquida (per dirla alla Bauman); l’importanza dell’impegno quotidiano del singolo e della comunità si evince dal ricordo delle vittime di mafia (giornalisti, sacerdoti, donne comuni, uomini comuni, giovani, sindacalisti, etc.) e dall’elogio di chi oggi è in prima linea, con ogni mezzo e strumento possibile. A partire dalla scuola fino ad una chitarra elettrica. Siamo NOI lo Stato, siamo NOI la società: riprendiamoci il nostro spazio libero e sicuro.