Storia della Najiba Public Library con Hussain Rezai, fondatore e direttore della Najiba Foundation
(da Voci dall’Hazaristan)
Quando una biblioteca chiude non può mai essere una buona notizia. Se lo fa perché vittima dell’odio, dell’oscurantismo, e del fondamentalismo, allora diventa una notizia terribile.
Il 14 agosto la città di Nili, capoluogo della provincia di Daykundi, cade, come tutto il paese, nelle mani dei Talebani. Qualche giorno dopo la Najiba Public Library viene violata e le sue proprietà vengono danneggiate in maniera permanente. Ieri è arrivato il comunicato ufficiale della Najiba Foundation, che conferma l’impossibilità di proseguire le attività.
[ link del comunicato dall’Account ufficiale della Najiba Foundation: https://twitter.com/Najiba_FDN/status/1446779997339926529 ]
Sulla storia di Najiba e su cosa rappresentasse la Najiba Public Library per il territorio di Daykundi lascio spazio alle parole di Hussain Rezai, fondatore e direttore della Najiba Foundation, che ringrazio immensamente per la disponibilità e per il tempo concesso.
“La Najiba Foundation è dedicata alla memoria di Najiba, uccisa dai Talebani in un attentato suicida il 24 luglio del 2017. Era tornata da sei mesi dal Giappone, dove aveva conseguito la Laurea magistrale in informatica. Aveva preso la triennale, sempre in informatica, in India, e per le sue grandi competenze era stata assunta dal Ministero afghano delle Miniere e del Petrolio. Vinse questa borsa di studio molto prestigiosa per il Giappone e partì per altri due anni. Era una mattina presto di quel 24 luglio quando Najiba stava andando verso il suo ufficio su un autobus che trasportava altri trentaquattro giovani Hazara altamente istruiti. Un attentatore suicida talebano salì e si fece esplodere.
Io e la sua famiglia siamo rimasti scioccati, per due anni non siamo riusciti ad accettarlo. Poi, però, abbiamo realizzato che dovevamo reagire, che se non avessimo fatto nulla le persone avrebbero cominciato ad accettare questi attentati come parte della loro vita quotidiana. Non potevamo permettere che la gente si scordasse di Najiba e di tutte le persone che sono morte negli attentati contro gli Hazara. Così abbiamo deciso di fondare una biblioteca in sua memoria. Volevamo lanciare un messaggio forte e al contempo creare un centro di istruzione funzionante. Abbiamo scelto la cultura come arma contro il fondamentalismo e l’estremismo dei Talebani.
Il nostro scopo principale era quello di creare e educare nuove Najiba, tante nuove ragazze istruite e formate che avrebbero combattuto come lei. Cercavamo un modo di comunicare al mondo che non avremmo mollato e che la nostra lotta per un Afghanistan migliore non sarebbe mai terminata.
Abbiamo scelto Daykundi per diversi motivi. È la terra di Najiba, una delle province più povere e remote dell’Afghanistan. Il governo centrale non si è mai interessato alla gente di Daykundi, che da troppo tempo vive senza servizi minimi, senza collegamenti con tutto il resto dell’Afghanistan. Abbiamo costruito la biblioteca a Nili perché volevamo lavorare in un posto dove nessuno andava e dove c’era un gran bisogno. Gli abitanti di Daykundi sono tutti Hazara molto progressisti che vorrebbero scuole e centri di cultura, per donne e uomini, ma nessuno ha mai fatto nulla per loro.
La biblioteca fu accolta splendidamente dalla comunità locale, più di come ci aspettavamo. Abbiamo deciso di spezzare l’isolamento geografico e dotare la biblioteca di un laboratorio di computer, il Najiba-Akademos Computer Lab. Volevamo offrire corsi culturali e di formazione di grande qualità agli studenti, così abbiamo organizzato sessioni di lezioni online a classi con docenti e professori da Kabul, dall’Australia, dall’Europa, dall’America.
Tutto quello che abbiamo fatto, ed è stato tanto, lo abbiamo fatto con le donazioni di chi ci ha sostenuto. Nessuna organizzazione internazionale ci ha mai aiutato, né il governo ci ha mai concesso fondi. Ma siamo orgogliosissimi di quello che abbiamo costruito. Una grande percentuale dei nostri utenti erano donne, ragazze, bambine, ma anche donne adulte. Abbiamo fondato la squadra di pallavolo femminile della Najiba Library, abbiamo lottato per sconfiggere le discriminazioni di genere nella comunità locale, abbiamo sostenuto le ragazze a partecipare ad eventi pubblici, sportivi, culturali, a lottare e a continuare a studiare come faceva Najiba. Prima del nostro arrivo c’era chi era restio nei confronti dello sport femminile, ora la provincia di Daykundi è piena di squadre femminili di pallavolo, e per noi è un orgoglio immenso.
Ora che sono qui, in Italia, spero di poter connettere la Najiba Foundation con le principali istituzioni italiane della cultura e del mondo delle biblioteche, con le associazioni dei bibliotecari, con le scuole e con le università. Sarei onorato di portare la nostra esperienza, di condividere le nostre pratiche e di imparare da quelle italiane. La storia di Najiba e di quello che abbiamo fatto per la sua memoria deve continuare ad essere raccontata.”