Il ministero dell’interno scopre il disagio psichico nei CPR
Chissà se si riferisce anche al sopralluogo oggetto di “Delle pene senza delitti” quando, con la circolare di qualche giorno fa il Direttore del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno parla di “rapporti relativi alla visite nei CPR, redatti dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale nonché da altri soggetti che a vario titolo hanno avuto accesso a tali Centri”, che avrebbero rappresentato “talune carenze nell’assistenza di natura socio-psicologica a favore dei trattenuti”.
Quella che ci ha coinvolto ha originato in verità anche un esposto penale con richiesta di sequestro della struttura proprio in ragione della carenza di ogni assistenza medica, a danno soprattutto dei tantissimi in condizioni di estrema fragilità psicologica.
Fatto sta che, subito dopo la notizia del nostro esposto, dieci giorni dopo in pieno agosto, la Prefettura di Milano e l’ATS pare abbiano stipulato un protocollo sulla cui applicazione saremo a vigilare (sicuri che, se davvero è stato firmato, resterà solo un pezzo di carta generalgenerico per evitare il sequestro), mentre ora compare questa circolare in cui improvvisamente il Ministero dell’Interno si accorge della situazione sanitaria – degenerata ormai da decenni – nei CPR e invita tutti i centri a stipulare tali protocolli con le ASL di riferimento.
Non manca poi il consueto richiamo ad “accordi di collaborazione con enti, associazioni di volontariato e cooperative di solidarietà sociale, anche al fine di favorire lo svolgimento di attività ricreative all’interno dei Centri”, chiamando così ancora una volta il terzo settore e il volontariato a togliere le castagne dal fuoco e a legittimare in qualche modo, con la propria presenza, questi luoghi che vanno invece categoricamente boicottati fino a che non riusciranno più a funzionare e dovranno chiudere.
Non manca neppure la chiusa retorica, che finge di confidare che la sentita esortazione di facciata sia davvero volta ad essere raccolta nei fatti:
“nell’evidenziare, in linea generale, l’importanza di attivare ogni utile iniziativa volta al miglioramento complessivo dei servizi a favore delle persone trattenute, nell’ottica di alleviare l’afflittività della permanenza nei centri e di assicurare il pieno rispetto dei diritti delle persone trattenute e della loro dignità, si resta in attesa di conoscere le iniziative assunte”.
Noi restiamo convinti e convinte che non sia tollerabile mettere in condizioni di “afflittività”, privare della libertà personale e della dignità, e quindi deportare persone che non possono non commettere l’illecito di non possedere un permesso che il nostro ordinamento non permette di acquisire. Il tutto in un sistema in cui allo stesso tempo sotto vari profili fa comodo a troppi che esistano sacche di persone ricattabili e sfruttabili, meglio se possano fungere anche da “bau bau” per lavorare su paure ataviche a scopi elettorali.
Con la vita e la dignità delle persone, specie se innocenti (ma anche se colpevoli di reato) non si possono fare i propri calcoli elettorali o giochi di deterrenza o le proprie prove di fedeltà ad una UE sempre più rinchiusa nella propria fortezza a preservare le ricchezze saccheggiate per secoli a chi ora bussa alla porta.
I CPR vanno chiusi e riviste tutte le politiche che sono alla loro base, senza ipocrisie e retoriche da circolare, più provocatorie che altro.
Ad ogni modo, ben venga, nel frattempo, la sostanziale ammissione di una situazione di gravità, se faranno davvero seguito provvedimenti concreti a breve.