Corpi imperfetti, oppure no
Di Filippo Cinquemani
Si dice, o meglio si diceva, che ciò che più conta di una persona sia la sua interiorità.
Il problema, sopratutto oggi, è come arrivare all’interiorità se il nostro aspetto rappresenta una barriera invalicabile. La bruttezza che dipende da un corpo o da un viso “diverso” è uno svantaggio sociale, qualcosa di inammissibile con se stessi e nel contesto pubblico.
Chi non è attraente, qualunque sia la sua condizione, vive una doppia discriminazione. La prima riguardante il non avere occasioni di contatto fisico e di vedere limitata la possibilità di esprimere la propria sessualità; la seconda, di non potersi permettere di esprimerla liberamente e nelle modalità che più rispecchiano la propria identità, le proprie fantasie e desideri.
Permangono idee errate e luoghi comuni, resistenze e atteggiamenti negativi per esempio, sulla sessualità delle persone con disabilità, più che altro per non conoscenza e malitesi culturali. Si considera il sesso come un fattore essenzialmente “genitale” ed è ancora diffusa la convinzione che i disabili non abbiano desideri sessuali o non siano attraenti per gli altri, o che comunque un corpo “diverso” non possa generare piacere.
Ci sono canoni estetici a cui siamo abituati e che ci permettono di stabilire cosa è gradevole e cosa invece non lo è. Questi canoni influenzano anche i nostri rapporti sociali e la nostra affettività.
Chi viola questi canoni è visto con sospetto e apprensione. Coppie con una certa disparità dal punto di vista estetico, con notevoli differenze di età, di condizioni fisiche, di posizione sociale portano a pensare che si celino chissà quali compromessi, dipendenze o plagi.
Esistono, però, persone attratte dalle disabilità, dagli anziani, o da soggetti con determinate caratteristiche fisiche. Questi comportamenti vengono definiti parafilie e declinati con varie definizioni: devotismo, gerontofilia ecc… Si tende quindi a medicalizzare certe preferenze anziché considerarle come sfumature dell’erotismo, che possono offrire opportunità di sentirsi desiderati per chi non lo è mai stato.
Ogni persona vuole essere desiderata e amata, quando questo non avviene le ripercussioni sono disistima, senso di inadeguatezza, ricadute sulla salute come la depressione.
L’ostacolo, in realtà, non è rappresentato dai corpi “imperfetti” ma dall’incapacità nel considerare questi corpi come un’ espressione della varietà umana.
A Trafargar Square, in piena Londra, è possibile ammirare una grande statua che celebra Alison Lapper, un’ artista focomelica cresciuta in istituto, ma talmente innamorata della vita, da decidere di concepire ed educare un figlio. Marc Quinn, che ha realizzato la statua commenta la sua opera così: “La Venere di Milo è senza braccia, è però un simbolo della femminilità e della bellezza greca. Alison diventa una bellezza della diversità dell’essere donna, perchè la diversità e l’handicap fanno parte della nostra realtà quotidiana”.
Recentemente, è stato fatto qualche passo avanti in merito, penso all’assistenza sessuale o a movimenti come la body positivity o neutrality.
Non è possibile auspicare ad un cambiamento culturale nell’immediato, ma proprio per questo è importante fare sensibilizzazione riguardo a questo tema di cui si parla ancora troppo poco.