Anbamed. Notizie dal sud est del Mediterraneo
A cura di Farid Adly
I titoli
Sudan: Continuano gli arresti di attivisti e leader sindacali. Attesa per la grande manifestazione di popolo di domani.
Yemen: Raid aerei sauditi provocano una carneficina a Maarib.
Tunisia: A Sfax il sindacato proclama uno sciopero del settore privato.
Israele: Hacker colpiscono i server dell’esercito.
Palestina Occupata: In sciopero della fame un attivista ricercato da Israele e detenuto a Nablus.
Iraq: Iniziate iei sera le attività del Festival Internazionale di Babilonia.
Le notizie
Sudan
Le forze di polizia e l’esercito continuano ad arrestare gli attivisti che protestano nelle piazze, sfidando lo stato d’emergenza. Tra i fermati ci sono anche sindacalisti e dirigenti di partiti politici. I comitati di resistenza contro il golpe hanno indetto manifestazioni notturne in sfida ai decreti militari, in attesa della grande manifestazione di popolo che i sindacati e i partiti progressisti hanno organizzato per domani, sabato 30 ottobre, con la parola d’ordine: “Liberazione di tutti gli arrestati e passaggio dei poteri ai civili”.
Il settore pubblico ha dichiarato la disobbedienza civile, garantendo i servizi essenziali. L’aeroporto è stato riaperto ricorrendo a personale militare. Banche, distributori di carburanti e mercati principali rimangono ancora chiusi.
Secondo fonti giornalistiche è in corso una trattativa segreta tra il generale Burhan e il premier rimosso Hamdouk, con la mediazione dell’inviato dell’ONU a Khartoum. Hamdouk pone 3 condizioni: rilascio di tutti gli arrestati, la presidenza ai civili e il passaggio della gestione delle società economiche delle forze armate al ministero delle finanze. “I militari dovrebbero difendere i confini del paese e non fare politica”, ha detto un influente esponente del Comitato delle forze progressiste.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha emesso un comunicato che chiede il ristabilimento del governo civile e l’applicazione di tutti gli accordi della coabitazione del 2019 e di quelli di Juba con i movimenti autonomisti. Non c’è nessun riferimento alla condanna del colpo di Stato, per le reticenze di Russia e Cina, che considerano i fatti di Khartoum questioni interne.
Yemen
L’aeronautica saudita ha sostenuto di aver ucciso 95 miliziani Houthi nei bombardamenti contro le loro postazioni a Maarib. Secondo il comunicato sono stati compiuti 22 raids a sud e ad ovest della città. I ribelli Houhi sostengono di avanzare da tre lati verso la periferia. Un razzo ha distrutto una casa uccidendo 12 persone. L’offensiva dei ribelli va avanti da febbraio, ma l’andamento dei combattimenti dimostra l’equilibrio delle forze e nessuna delle due parti ha le possibilità per vincere questa battaglia. Il costo maggiore lo paga la popolazione civile. A causa dei bombardamenti 55 mila persone sono state sfollate dall’inizio dell’anno.
Tunisia
Il sindacato dei lavoratori UGTT ha indetto a Sfax un giorno di sciopero del settore privato ed una manifestazione. Si rivendica l’aumento dei salari concordato con la federazione dell’industria e dell’artigianato, firmato anche dal precedente governo, ma mai attuato. I rappresentanti padronali si sono schermiti dietro l’emergenza Covid e non hanno accettato l’apertura di un tavolo di trattativa con i sindacati. La risposta dei lavoratori è stata vigorosa. (Video della manifestazione dei lavoratori tunisini).
Israele
Hacker sconosciuti che si nascondono dietro l’appellattivo “Bastone di Mosè” hanno colpito i server delle forze armate di Tel Aviv. Sono stati pubblicati nel darkweb migliaia di dati personali di soldati e ufficiali, oltre a quelli del ministro della difesa Gantz. L’azione di pirateria cibernetica viene presentata come una risposta alle minacce del Mossad israeliano contro i paesi solidali con la causa palestinese. Citano anche il governo del Sudafrica che avrebbe ricevuto palesi minacce di attacchi internet sul sistema bancario e commerciale. Secondo la stampa israeliana si tratterebbe di hacker iraniani, ma è soltanto una congettura per le ripetute azioni di sabotaggio contro siti nucleari, rete elettrica e sistema di distribuzione di carburanti iraniani.
Palestina Occupata
Un attivista di Jenin è ricercato dagli israeliani. Da 13 anni è agli arresti nelle carceri della polizia palestinese “per proteggerlo”. Gad Hmedian aveva partecipato, quando ancora era minorenne, alla resistenza di Jenin contro l’invasione (11 aprile 2000) dell’esercito israeliano, mandato dal governo Sharon, che aveva raso al suolo l’intera città. Per l’accordo tra ANP e Tel Aviv, del 2008, i ricercati dall’esercito di occupazione potevano consegnarsi alla polizia palestinese che avrebbe aperto una trattativa con la parte israeliana per un’amnistia. Sono 13 anni che Hmeidan è in carcere a Nablus, dimenticato dalle autorità di Ramallah. Ha compiuto uno sciopero della fame per 8 giorni e lo ha interrotto soltanto dopo le promesse da parte dello stesso presidente Mahmoud Abbas di mettere il suo caso in agenda.
Iraq
Sono iniziate ieri le attività artistiche del Festival Internazionale di Babilonia. Un programma di 5 giorni di concerti, balli, musica, arte e cinema. Molti i nomi della cultura irachena, araba ed internazionale. Gli eventi clou saranno ospitati nel teatro greco-romano. Il Festival è stato costituito nel 1987, ma dal 2003, data dell’invasione USA, è la prima volta che viene allestito. Nell’intenzione degli organizzatori e del governo di Baghdad, il Festival dovrebbe dare al mondo l’idea di stabilità del paese e soprattutto della sua ripresa culturale.
DOCUMENTI
CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO
Area delle Politiche Europee e Internazionali
La CGIL condanna il colpo di stato militare operato in Sudan e chiede che tutti gli attivisti e leader sindacali e della società civile arrestati nei giorni scorsi siano immediatamente liberati.
La CGIL chiede che cessi immediatamente l’uso delle armi e della violenza, che prevalga la pace e sia presto ricostituito un percorso di conciliazione nazionale per la riaffermazione della democrazia. Particolarmente preoccupante la decisione da parte dei golpisti di sciogliere immediatamente tutte le organizzazioni sindacali del Paese, ancora una volta fra i primi destinatari di azioni repressive da parte di chi usa la violenza e la dittatura per mettere a tacere organizzazioni che rappresentano migliaia di lavoratrici e lavoratori.
La CGIL si unisce alla CSI Africa nella richiesta di una sessione straordinaria dell’Unione Africana affinché gli sforzi finora condotti dal governo di transizione non siano vanificati e in cui si discuta del deterioramento della democrazia in numerosi Paesi del continente.
La CGIL esprime piena solidarietà al popolo e alle lavoratrici e ai lavoratori sudanesi, sostiene con forza ogni sforzo affinché continui il percorso verso la democratizzazione e ribadisce che è solo con il dialogo sociale e grazie al contributo di organizzazioni sindacali libere, autonome e indipendenti che sarà possibile ricostruire la democrazia e il Paese.
Roma, 27 Ottobre 2021