Religion Today Film Festival: il dialogo interreligioso e l’attualità
Più di 80 le opere cinematografiche (corti, lungometraggi, documentari) proposti nel ricco programma dell’edizione di quest’anno intitolata “Nomadi nella fede” a cui si sono aggiunti interessanti approfondimenti letterari e giornalistici, oltre a Musica e Teatro. Dal 22 al 29 settembre 2021 si è svolta la XXIVma edizione del Religion Today Film Festival, una manifestazione di grande spessore culturale che, a partire dal dialogo interreligioso, si interroga su grandi temi di attualità che abbracciano la geopolitica, la pace, i diritti umani.
Uno dei Paesi più presenti al festival è stato l’Iran, grazie alla creatività e al coraggio dei registi e dei produttori. Tra questi segnaliamo Congenital, un cortometraggio che rompe un tabù (non solo nelle società mediorientali): i registi, Saman Hosseinpuor e Ako Zandkarimi, infatti, raccontano la storia di Roja, un’adolescente di villaggio che sposa un vecchio religioso. Ma costui non sa che Roja, in realtà, è un uomo. Con grande delicatezza e in soli ventiquattro minuti, l’argomento è affrontato dal punto di vista della/del protagonista, indagando le emozioni più profonde e interrogando quelle degli spettatori.
Il vincitore assoluto del Religion Today 2021, infine, è andato a Esaù, pellicola del regista russo-francese Pavel Lungin: adattamento dell’omonimo romanzo dell’autore israeliano Meir Shalev, racconta di uno scrittore quarantenne che torna, dopo molti anni, nella sua casa di orgine per affontare il fratello che, nel tempo, lo ha derubato dei soldi e dell’amore. La viceda narrata è una rivisitazione della parabola biblica di Esaù e di Giacobbe e parla di riconciliazione tra individui, uomini e donne, popoli, governi…Un ottimo esempio di dialogo e di recupero dell’umanità.
Singapore, Turchia, Nepal, Svizzera, Italia, India, Israele, USA…: film da tutto il mondo.
Dal nostro Paese il premio “Nuovi sguardi”, assegnato dalla Giuria pontificia Università Salesiana, è stato conferito ad Alessandro Grande e al suo Regina, nome questo della protagonista insieme al padre, Luigi. Regina è una musicista e il genitore la sostiene in ogni modo; poi un giorno mentre stanno pescando sulle rive di un lago, arriva la tragedia e tutto si scompone, si sgretolano le certezze e si fanno strada le domande sull’elaborazione del lutto e sulla perdita del “Padre”. Il regista afferma di essere partito dal saggio di Massimo Recalcati Il complesso di Telemaco, nel quale l’autore affronta l’assenza e la scomparsa della figura del padre. Telemaco, infatti, lo attende per poter ristabilire in casa quella che Recalcati chiama “la legge della parola”, la capacità di svolgere una funzione educativa verso i propri figli. L’arrivo di un padre maturo e pronto all’ascolto è un bisogno fondamentale per le generazioni dei figli di ogni tempo. Sin dai primi momenti della fase di scrittura ha sentito l’opportunità di fare un film sincero e universale, che potesse arrivare al cuore dello spettatore raccontando una storia sospesa fra il film di genere e il romanzo di formazione, in una Calabria insolita e personale.