“Stay human Africa”: volti che non conosci
di Veronica Tedeschi
Volti che non conosci
Da oggi in questa rubrica alterneremo gli articoli ai focus “Volti che non conosci” in cui verrà dedicato un pezzo a uomini o donne africane che meritano di essere conosciute.
Banjul Isatou Ceesay
Dal Gambia arrivano buone nuove, rosa ed eco sostenibili.
Banjul Isatou Ceesay ha 49 anni ed è a capo di ben due imprese, denominate “Women of the Gambia” e “One Plastic bag”; quest’ultima è un vero e proprio laboratorio di riciclaggio di rifiuti di plastica. Il Gambia, come molti paesi dell’Africa subsahariana, è ormai sommerso di plastica poiché oltre alla produzione interna da parte degli stessi africani (quasi tutti bevono in piccoli sacchetti di plastica che vengono poi gettati per terra), tonnellate di polimeri e materie plastiche vengono importate nel continente.
Deflagrazioni che colpiscono le aree urbane tanto quanto le spiagge dove a rimetterci più degli altri sono proprio i pescatori e coloro che vivono comunità vulnerabili che vedono cambiare la terra che coltivano. Purtroppo sono pochi quelli che, come Banjul, si impegnano nel vero cambiamento del proprio paese: il primo obiettivo del progetto One Plastic Bag, infatti, è proprio quello di educare i compaesani all’importanza e ai vantaggi del riciclaggio della plastica.
Nel suo centro di riciclaggio, situato nel villaggio di Njau, lavorano donne che raccolgono, elaborano e tessono rifiuti di plastica per realizzare borse, gioielli, portamonete e molto altro. Inizialmente lavoravano con lei solo altre 4 donne, oggi gli operai impiegati in questa attività sono circa 20.000 e provengono da tutto il Paese.
Ovviamente all’inizio Banjul ha dovuto affrontare lo scetticismo e l’ostilità della sua comunità che, pur riconoscendo alle donne una certa libertà di movimento, mantiene una struttura patriarcale. La lotta per l’emancipazione delle donne e la concreta attenzione all’ambiente hanno fruttato a Banjul numerosi riconoscimenti internazionali. Anche la piattaforma “Climate Heroes” ha prodotto un documentario su di lei.
Il suo ultimo progetto, che vede impegnate decine di altre ragazze, consiste nella piantumazione di alberi selvatici e da frutto per una nuova attività, ecologica e generatrice di reddito.