Il nuovo sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati e la condizione di chi ne rimane fuori. Un’indagine qualitativa a cura del Naga.
Il nuovo sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati e la condizione di chi ne rimane fuori. Un’indagine qualitativa.
Scarica: il report completo, l’abstract in italiano e in inglese.
L’indagine che presentiamo rappresenta il quarto lavoro di monitoraggio e analisi realizzato dall’Osservatorio del Naga ed è stata svolta con l’obiettivo di indagare il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati e di chi ne rimane escluso, con particolare attenzione all’area di Milano.
“Con questo nuovo lavoro abbiamo voluto mettere insieme l’analisi dei cambiamenti normativi introdotti dal cosiddetto Decreto Lamorgese, il funzionamento del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) e la denuncia delle gravi difficoltà che vivono le persone che si ritrovano sul territorio metropolitano senza accoglienza” dichiarano i volontari e le volontarie del Naga che hanno realizzato l’indagine. “Il report è il risultato dell’attività degli ultimi due anni, segnati in modo drammatico dalla pandemia. Abbiamo quindi dovuto adattarci alla nuova situazione rimodulando la nostra metodologia. Abbiamo continuato a raccogliere dati e sviscerare la normativa e le prassi e abbiamo anche continuato a verificare la situazione sul territorio sia con la raccolta di testimonianze dal vivo sia con incontri online e visite da remoto dei centri di accoglienza. Ciò che ne emerge è una fotografia ampia e dettagliata e ancora più preziosa perché si colloca all’interno di un contesto straordinario che purtroppo ha drammaticamente peggiorato la situazione” proseguono i volontari e le volontarie. E concludono: “Si sono, infatti, radicalizzate la fragilità e la precarietà esistenziale delle persone che abbiamo incontrato e che vivono sia fuori che dentro il sistema di accoglienza e si è fatto sempre più ricorso alla sussidiarietà del terzo settore come strumento di intervento strutturale per la gestione delle questioni sociali, con il conseguente e drammatico aumento delle disuguaglianze”.
“Quella che abbiamo incontrato non è una Milano accogliente e solidale, ma una città dove parte della popolazione è strutturalmente esclusa dall’accesso a diritti fondamentali. La non-gestione dell’accoglienza rappresenta simbolicamente e concretamente la scelta di non attuare soluzioni strutturali, la mancanza di investimenti pubblici adeguati e ben indirizzati, e la mancanza di flessibilità e creatività nel trovare risposte concrete e rispondenti ai bisogni di chi è senza casa.” Afferma Anna Radice Presidente del Naga. “A fronte di questo scenario facciamo appello a un urgente cambio di rotta e avanziamo le seguenti proposte: creazione di un unico sistema di accoglienza per tutte le persone richiedenti asilo e creazione di percorsi ad hoc per persone fragili e vulnerabili; superamento dell’attuale “Piano freddo” e della logica emergenziale di gestione delle problematiche sociali e abitative; creazione di un sistema di accoglienza a gestione diretta dei servizi sociali dei comuni, diffuso su tutto il territorio cittadino e metropolitano; apertura di servici igienici pubblici sempre accessibili a tutte le persone, gratuiti e distribuiti capillarmente in città e di strutture diurne “a bassa soglia”, al fine di rispondere ai bisogni di chi si trova senza fissa dimora o in dormitori notturni; organizzazione di un servizio telefonico e di pronto intervento 24h/24h gestito direttamente dai servizi sociali del Comune di Milano; implementazione di un processo semplice e accessibile per l’effettivo ottenimento di documenti necessari al pieno godimenti di diritti fondamentali, quali ad esempio l’iscrizione anagrafica per le persone senza fissa dimora. Rimaniamo ora in attesa di risposte da parte delle Istituzioni mentre continuiamo a offrire i nostri servizi gratuiti alle cittadine straniere e ai cittadini stranieri e a batterci per i diritti di tutti e di tutte. La pandemia ha infatti chiaramente confermato che non esistono soluzioni individuali alle esigenze sociali, ma soltanto soluzioni collettive e strutturali.” Conclude Radice