“Stay human. Africa”. L’ennesimo colpo di stato: è il turno del Burkina Faso
di Veronica Tedeschi
Con il classico comunicato stampa letto nella serata del 23 gennaio alla tv nazionale, la cui sede era occupata già dal primo mattino, i militari del Movimento patriottico per la salvaguardia e la restaurazione (Mpsr) fedeli al tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba hanno annunciato di aver esautorato dal potere il presidente del Burkina Faso Roch Marc Christian Kaborè per “manifesta incapacità di garantire la sicurezza”.
Questa notizia, per gli studiosi di Africa, era attesa già da mesi: dalle elezioni del novembre 2020, a seguito delle quali si scatenarono violenze e contestazioni in relazione al fatto che più di 400.000 persone non avevano potuto esprimere il loro voto a causa dello smarrimento dei loro documenti conseguente ai numerosi attacchi terroristici. Sospetti brogli elettorali che hanno, quindi, portato alla rielezione del presidente Kaborè.
Prendo spunto dai fatti degli ultimi giorni per parlare di quella che possiamo definire “epidemia di colpi di stato”: il Burkina Faso è, infatti, il terzo paese a subire un colpo di stato nel giro di pochi mesi (dopo Guinea e Mali). Questo accade solo negli ultimi mesi ma, se vediamo la storia degli stati africani dagli anni ‘60 ad oggi ci accorgiamo che i colpi di stato sono stati veramente tanti: Ciad, Sudan e Nigeria per citarne solo alcuni.
Ovviamente cercare di riassumere in maniera sommaria le cause di tutto ciò è pressoché impossibile ma qualche elemento in comune tra gli ultimi golpe lo possiamo trovare: la crisi dell’economia, la disoccupazione, la povertà, l’ampliarsi della minaccia terroristica, l’insoddisfazione profonda delle popolazioni per i precedenti governanti, la disaffezione verso il periodico ricorso alle elezioni, e le mancate promesse dei leader eletti. L’impasse nella lotta al terrorismo abbinato alla fragilità della società è forse la causa principale: in Burkina Faso l’attacco jihadista di Inata, a novembre, ha causato la morte di una cinquantina di gendarmi, segnando un punto di svolta. La gestione del presidente Kaboré e la sua scelta di appoggiare le milizie dei villaggi, insieme al valzer dei ministri della difesa e all’assenza di risultati, hanno segnato le sua sorte.
L’impatto di questo golpe si sentirà più che altro nella reazione dei paesi limitrofi e dell’Unione Africana che, notizia di poche ore fa, ha sospeso il Burkina Faso a seguito del colpo di stato. Come scritto da Giuseppe Mistretta di ISPI ” (….) le reazioni più incisive sono provenute dagli Stati limitrofi, dall’Ecowas (organismo economico regionale dell’Africa Occidentale), e dall’Unione Africana, organizzazione panafricana per eccellenza. Esse sono consistite sia in Dichiarazioni politiche pubbliche di forte critica nei confronti degli autori dei colpi di Stato, sia in misure sanzionatorie individuali (blocco dei conti correnti esteri, divieto di viaggiare verso altri Paesi, etc.), sia nella sospensione della membership dei Paesi “golpisti”, adottata da parte dell’organismo dell’Africa occidentale e dall’UA.
In molte riviste leggo commenti sul come Inata rappresenti la goccia che ha fatto traboccare il vaso e del resto anche io ho iniziato questo scritto dicendo che noi studiosi di Africa ci aspettavamo questa notizia. Questa è la verità e la ribadisco ma il punto che vorrei approfondire è la figura dei militari: strutture non democratiche né elette dal popolo che garantiscono ai civili sicurezza, più di un Presidente e di un governo eletto democraticamente. I così detti gruppi di autodifesa che in Africa sono in aumento a causa della mancanza di governi competenti, rappresentano una minaccia e contemporaneamente una rassicurazione per i civili.
Per rispondere a queste affermazioni non basta mettere sul piatto solo e sempre povertà e terrorismo ma anche, mio personale parere, il ruolo che l’Unione Europea ha avuto e tutt’ora ha nel continuo tentativo di sostenere e diffondere lo spirito e la pratica dei valori democratici e dello Stato di diritto.
Qualcosa non funziona, mi sembra chiaro.