Ucraina, Stilli (Ong italiane): “Governo arma Kiev e ci taglia i fondi”
(da dire.it)
di Alessandra Fabbretti
La portavoce: “Fondi a Zelensky sottratti alle risorse del fondo per l’Aiuto pubblico allo sviluppo”Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print
ROMA – “Un governo che deve affrontare una guerra può occuparsi anche di fare assistenza umanitaria per la popolazione? No, e infatti in Ucraina le persone in questi giorni vengono aiutate dalle ong locali e internazionali, tra cui tante italiane che operano anche in Polonia o Moldavia. Nonostante ciò, il nostro governo ha stanziato 110 milioni di euro in aiuti umanitari da destinare non a loro, che sono presenti sul terreno, bensì all’esecutivo di Kiev che in questo momento non si capisce neanche dove sia e quanto margine di manovra abbia”. Silvia Stilli è la portavoce dell’Associazione delle ong italiane (Aoi) e per l’agenzia Dire commenta l’annuncio del governo italiano sullo stanziamento di 110 milioni di euro in “budget support” per l’Ucraina. Per la responsabile, tale decisione presenta vari aspetti critici: “Primo, si tratta di denaro dato direttamente per le esigenze del governo ucraino, non vincolato a specifiche emergenze. Inoltre è stato preso dal fondo per l’Aiuto pubblico allo sviluppo“, in pratica il denaro che l’Italia accorda al ministero degli Esteri per finanziare gli interventi di cooperazione delle ong nei Paesi terzi.
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Tale fondo, calcola Stilli, “con le integrazioni della legge di bilancio dovrebbe arrivare a 300 milioni di euro, ma devono essere ancora inseriti e per ora siamo a 240 milioni. È già una cifra contenuta rispetto alla mole di interventi che andrebbero fatti all’estero, e noi, per raggiungerla, ci siamo dovuti battere a lungo. Ora, circa la metà viene decurtata e assegnata a un governo che affronta una guerra, e che sarà quindi libero di impiegarla come meglio crede”.
Riducendo il fondo all’Aiuto pubblico, avverte Stilli, “ne risentiranno quelle organizzazioni umanitarie che operano in gravi contesti umanitari e di crisi come l’Etiopia, la Siria, lo Yemen oppure il Mali o il Niger”, ossia i Paesi da cui parte la maggior parte dei profughi che bussano alle porte dell’Europa. Secondo, dice la portavoce, “il governo italiano ha preso questa decisione senza neanche consultare noi che rappresentantiamo il terzo settore”. Stilli avverte: “Il Terzo settore parteciperà a un incontro con Andrea Orlando al ministero per il Lavoro e le politiche sociali solo oggi pomeriggio”.
Terzo, ma non meno importante, il tema delle armi all’Ucraina. “Se da un lato si negano fondi alle ong presenti in Ucraina dall’altro si aumentano gli armamenti al Paese” lamenta Stilli. “Naturalmente riconosciamo il diritto inalienabile di un popolo di difendersi. Ma bisogna allora dire con chiarezza che l’Italia ha deciso di prendere le distanze dalla sua Costituzione – che all’articolo 11 ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti – e dal ruolo delle Nazioni Unite”.
La portavoce inquadra il sostegno militare italiano nella più ampia decisione dell’Ue di attivare per la prima volta l’European Peace Facility (Epf) per fornire all’esercito ucraino armi ed equipaggiamenti. L’Epf è dotato di un fondo di 5,7 miliardi e in questi giorni la Commissione ha proposto agli Stati Ue di mobilitare 500 milioni per Kiev, pari a un decimo del budget complessivo.
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“L’Italia si è lasciata trascinare da una Ue debole e schizofrenica che tenta di assumere un ruolo a livello internazionale, commettendo un doppio errore strategico: agisce senza l’appoggio della Nato, che stimola ma non interviene, e decide senza consultare le Nazioni Unite. La risoluzione di condanna dell’operazione russa in Ucraina attraverso l’Assemblea generale dell’Onu è arrivata dopo”. Anche sul piano delle sanzioni, “sono arrivate in modo tentennante e poi, come stiamo continuando a vedere, non stanno fermando l’offensiva di Mosca”.
Per Stilli, la soluzione per l’Ucraina resta la diplomazia. “Bisogna recuperare il ruolo delle Nazioni Unite sul piano dei negoziati” dice. “Senza, si perdono spazi di manovra e a rimetterci è la popolazione, come abbiamo visto ieri: la Russia ha annunciato in modo unilaterale i corridoi umanitari. Ora dobbiamo impegnarci per ottenere da Mosca che almeno le agenzie Onu possano monitorare i corridoi ed essere pienamente operative sul territorio assieme alle ong già presenti”.