“LibriLiberi”: Un amore
di Alessandra Montesanto
Sara Mesa è un’autrice spagnola pluripremiata ed è in libreria con il suo ultimo romanzo intitolato, semplicemente: Un amore (in Italia per La nuova frontiera). Ma di semplice c’è poco. La protagonista, Nat, svolge la professione di traduttrice e, in seguito ad un problema sopraggiunto nella sede dell’ultimo luogo di lavoro (un errore?, una sfida?, un atto di ribellione?) decide di trasferirsi in un piccolo paese, nell’entroterra rurale dove tutti si conoscono, ma non abbastanza a fondo per volersi bene o stimarsi. Le relazioni si basano su sguardi, parole accennate, rigidi sorrisi. E’ difficile fare amicizia persino con un cane. Il padrone dell’abitazione in affitto di Nat è un uomo viscido e volgare; il vicino di casa (soprannominato “il tedesco”) ama dispensare consigli non richiesti, dando sfogo ai propri giudizi sui comportamenti altrui; le donne e gli uomini del quartiere affibiano alla nuova arrivata etichette che non le appartengono, senza sapere nulla di lei, del suo Passato, dei motivi che l’hanno fatta arrivare fino a lì. Durante tutta la lettura si respira un’aria tagliente e pesante allo steso tempo, quella dell’emarginazione, della colpa (spesso attribuita dall’esterno), di una mancata comunicazione: La giovane donna, spaesata e intimoraita all’inizio, prende coraggio per farsi conoscere almeno da qualcuno e incontra “lui”: un uomo taciturno, che le chiede se può avere un rapposrto sessuale con lei, un rapporto pulito, breve, asettico, meccanico. E Nat accetta. Non sa nemmeno lei il motivo: per solitudine, per sentirsi di nuovo donna, per dimostrare di essere ancora viva…Ma quel primo rapporto si trasforma in un’ossesione da parte di lei e in silente indifferenza da parte di lui fino a trasformarsi in unulla. Assolutamnete nulla.
La sensazione di inquietudine che attraversa le pagine si fa, via via, tristezza e desolazione. Cosa siamo diventati, dunque? Esseri fatti solo di corpi, incapaci di provare emozioni e sentimenti. Non solo in grado di rubare, di mentire, di uccidere , in alcuni casi, ma anche di omettere, escludere, tenere a distanza non per paura dell’Altro, ma proprio per indifferenza. Che è peggio.
Nat, nel periodo in cui si trova a La Escapa, credendo di fuggire da se stessa, lascia momentaneamente il suo lavoro come traduttrice, per poi re-incontrarlo perchè questo suo viaggio nell’anaffettività e nella violenza verbale, le fa capire(e lo capiamo anche noi) l’importanza delle parole. L’unico personaggio che dice la verità è una donna anziana, Roberta, considerata folle: si legge infatti: “Parla in maniera corretta, ordinata, con un vocabolario preciso e strutture complesse, ma quello che dice non ha nessun senso, c’è una crepa enorme tra la logica del linguaggio e quella della realtà”. Il romanzo è proprio un’analisi del linguaggio e della comunicazione odierna; a cui si aggiunge un discorso sull’Etica contemporanea. Interessanti, infine, anche le riflessioni sulla dicotomia tra Corpo e Spirito, sul silenzio e sull’Amore. Oggi, secondo la scrittrice, di amore ce n’è davvero poco e quello del titolo è forse proprio l’amore mancato e, quindi, ritrovato solo nella e per la scrittura.