Shireen Abu Akleh: reporter per Al Jazeera uccisa dalle forze israeliane
Di Nicole Fraccaroli
Le forze israeliane hanno ucciso a colpi di arma da fuoco la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh nella Cisgiordania occupata, secondo testimoni e il Ministero della Salute palestinese.
Abu Akleh, corrispondente televisiva di lunga data di Al Jazeera Arabic, è stato uccisa mercoledì 11 maggio mentre seguiva i raid dell’esercito israeliano nella città di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale occupata dalle forze israeliane.
Abu Akleh indossava un giubbotto da stampa ed era in piedi con altri giornalisti quando è stata uccisa.
Anche un altro giornalista di Al Jazeera, Ali al-Samoudi, è stato ferito da un proiettile alla schiena sulla scena, e ora è in condizioni stabili.
Il capo del dipartimento di medicina dell’Università al-Najah di Nablus ha confermato che Abu Akleh è stata colpita alla testa. Ha detto che il suo corpo è stato trasferito per un’autopsia sulla base di un ordine del pubblico ministero.
Al-Samoudi e altri giornalisti presenti sulla scena hanno affermato che non c’erano combattenti palestinesi presenti quando i giornalisti sono stati uccisi, contestando direttamente una dichiarazione israeliana che fa invece riferimento alla possibilità che si trattasse di un colpo da fuoco palestinese.
“Stavamo per filmare l’operazione dell’esercito israeliano e all’improvviso ci hanno sparato senza chiederci di andarcene o interrompere le riprese”, ha detto al-Samoudi. “Il primo proiettile ha colpito me e il secondo proiettile ha colpito Shireen… non c’era alcuna resistenza militare palestinese sulla scena”.
Shatha Hanaysha, una giornalista locale che era in piedi accanto ad Abu Akleh quando le hanno sparato, ha anche detto ad Al Jazeera che non c’erano stati scontri tra i combattenti palestinesi e l’esercito israeliano. Ha inoltre riferito che il gruppo di giornalisti era stato preso di mira direttamente. Questa azione rappresenterebbe una grave violazione dei diritti umani e una ferma violazione del diritto umanitario il quale riconosce i giornalisti non come dei target militari ma bensì come dei civili, e in quanto tali devono essere protetti e non possono essere oggetto di attacchi diretti.
“Eravamo quattro giornalisti, indossavamo tutti giubbotti, tutti indossavamo caschi”, ha detto Hanaysha. “L’esercito di occupazione [israeliano] non ha smesso di sparare anche dopo che è crollata. Non potevo nemmeno allungare il braccio per tirarla su a causa dei colpi sparati. L’esercito è stato irremovibile nello sparare per uccidere”. I dettagli dell’omicidio di Abu Akleh stanno ancora emergendo, ma i video dell’incidente mostrano che è stata colpita alla testa, come ha riferito Nida Ibrahim di Al Jazeera.
Abu Akleh, che aveva la doppia cittadinanza palestinese-americana, è stata una dei primi corrispondenti sul campo di Al Jazeera, entrando a far parte della rete nel 1997. Il dolore e l’amarezza hanno riempito gli uffici di Al Jazeera nel centro di Ramallah mentre la notizia si è diffusa rapidamente e decine di colleghi, colleghi giornalisti, amici e personalità palestinesi si sono addolorati profondamente, inclusi i politici palestinesi Hanan Ashrawi e Khalida Jarrar.
Shireen era una giornalista molto amata, una dei più esperti della regione; sempre un volto noto ai tanti grandi eventi di cronaca che scoppiano nel territorio. Una generazione di palestinesi è cresciuta vedendola sui loro schermi televisivi, una delle più famose reporter donne che si occupano del conflitto.
La presidenza palestinese ha condannato l’omicidio, affermando in una dichiarazione di ritenere responsabile l’occupazione israeliana.
Tutti i testimoni presenti sulla scena del crimine assicurano che sia stato un cecchino israeliano ad aver commesso il crimine in modo deliberato. Yair Lapid, il ministro degli Esteri israeliano, ha affermato che Tel Aviv sta offrendo una “indagine patologica congiunta” sulla “triste morte” di Abu Akleh. Ha aggiunto che “i giornalisti devono essere protetti nelle zone di conflitto”.
L’esercito israeliano ha affermato che i suoi soldati erano stati attaccati con pesanti colpi di arma da fuoco ed esplosivi mentre operavano a Jenin, e che hanno risposto al fuoco. Inoltre, l’esercito ha aggiunto che sta anch’esso “indagando sull’evento”.
Gli uffici di Al Jazeera nella Striscia di Gaza, in un edificio che ospitava anche l’Associated Press, sono stati bombardati dalle forze israeliane durante un’offensiva un anno fa, e giornalisti palestinesi e internazionali affermano di essere stati regolarmente presi di mira dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata e Gerusalemme est occupata.
In una dichiarazione di Al Jazeera si legge: “In un palese omicidio, violando le leggi e le norme internazionali, le forze di occupazione israeliane hanno assassinato a sangue freddo la corrispondente di Al Jazeera in Palestina, Shireen Abu Aqla, prendendola di mira con il fuoco vivo questa mattina… mentre conduceva il suo dovere giornalistico”. La rete ha invitato la comunità internazionale a ritenere il governo e l’esercito israeliani responsabili per “l’uccisione intenzionale” di un giornalista.
Il Qatar, che finanzia Al Jazeera, ha affermato di considerare l’uccisione un “crimine efferato e una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e una palese violazione della libertà dei media e di espressione”.
Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha condannato l’uccisione di Abu Aqla e ha affermato che questo faceva “parte della politica dell’occupazione [israeliana] di prendere di mira i giornalisti per oscurare la verità e commettere crimini in silenzio”.
Il portavoce del dipartimento di Stato americano Ned Price ha affermato di avere “il cuore spezzato” e condanna fermamente l’uccisione di Abu Aqla. Ha inoltre raccomandato di condurre un’indagine immediata e approfondita, affinché i responsabili vengano puniti, e ha definito la morte della giornalista “un affronto alla libertà dei media ovunque”.
Numerosi sono i messaggi di solidarietà, amore e supporto che sono stati dedicati a Shireen. Tra questi, ci sono le parole di Fadi Quran un attivista del gruppo di campagna Avaaz: “Shireen era una giornalista coraggiosa, gentile e di alta integrità che io e milioni di palestinesi siamo cresciuti guardando e ascoltando”.