“Art(e)Attualità”. CRAZY
di Alessandra Montesanto
L’Arte declina la follia o viceversa? Ventuno artisti di fama internazionale e undici installazioni site-specific inedite: questo e altro vi attende al Chiostro del Bramante, a Roma, per la mostra intitolata CRAZY visitabile fino a marzo 2023.
Ogni spazio dell’edificio – già di per sé affascinante, straordinario esempio di architettura rinascimentale – diventa una sorpresa per gli occhi e per lo spirito, se non ci si limita ad uno sguardo superficiale dell’esplosione di luci, di colori, di disegni, di immagini, di suoni. Pazzia o follia: la follia è la massima forma di originalità e la pazzia è l’inconsapevolezza di ciò che si fa. Nel caso delle opere in esposizione si può parlare di follia che, come l’Arte, non conosce schemi o confini.
A cura di Danilo Eccher, CRAZY racconta la vita interiore attraverso la creatività esplosiva di ogni autore: i neon di Alfredo Jaar, la colata di pigmento sulla scala del chiostro di Ian Devenport, le 1500 farfalle nere di Carlos Amorales, l’immersione totalizzante di Fallen Fruit nella Sala delle Sibille, gli specchi rotti di Alfredo Pirri che accolgono lo spettatore all’inizio del percorso, frantumando le sue certezze…Si tratta di una mostra inclusiva, dove ognuno è costretto a partecipare e a riflettere su temi di attualità, sulla psicologia, sulle questioni esistenziali senza accontentarsi di risposte banali o convenzionali perchè, spesso, la Verità si cela dietro all’imprevedibile: bisogna solo avere il coraggio di affrontarlo e di guardare le cose da un lato diverso da quello che ci hanno insegnato e inculcato.
E’ un’eperienza catartica che consigliamo vivamente a chi vorrà o potrà farla: un modo per entrare in contatto profondo con se stessi e con la “follia” che accomuna tutte e tutti, più o meno consapevolmente: noi umani, così fragili e forti nella ricerca di un equilibrio, come funamboli di carta velina.
Tutto è, inoltre, accompagnato dalla musica originale di Carl Brave, producer e cantautore, che ha realizzato “Organica” seguendo il ritmo e l’alternarsi delle opere.
“Un processo di alterità, di strabismo percettivo, rende il percorso della follia così prossimo all’arte, anch’essa protesa a ricreare nuovi territori di verità, nuovi paesaggi del reale. Parafrasando Clemens Brentano, secondo cui la follia è sorella infelice della poesia, si potrebbe dunque dire che la follia è la sorella infelice dell’arte”, Danilo Eccher.