Pride to be free
di Martina Foglia
Finalmente posso dire di aver realizzato un mio sogno: sono una donna di 35 anni disabile motoria e ho partecipato al mio primo Pride. Quello che una volta veniva definito “Gay Pride”, ora assume una connotazione più generale. Per anni la manifestazione ha sancito la rivendicazione dei diritti delle persone omosessuali appunto; andando avanti col tempo, la manifestazione ha raccolto le istanze di tutte quelle persone che si sentono emarginate e discriminate dalla società, come ad esempio le persone no binary le persone cisgender le persone bisessuali ed infine le persone queer (proprio in quest’ultimo termine vengono incluse anche le persone con disabilità), cioè persone diverse dai canoni standard estetici e sociali di una cultura egemone.
Ora basta tediarvi con informazioni tecniche… Entriamo nel vivo! La partenza del corteo era prevista alle ore 14 dalla Stazione Centrale di Milano, con arrivo all’Arco della Pace in serata, dove ad attendere il corteo, era previsto un concerto con vari artisti della scena musicale contemporanea. I partecipanti hanno potuto ballare e scatenarsi fino a notte fonda. Io, consapevole del caldo che faceva, mi sono attrezzata di tutto punto, con acqua, occhiali da sole, cappello, integratore per ricaricare le energie e, con una fame atavica perenne, anche un po’ di frutta. Dato che in passato avevo visto spesso nei servizi al TG un clima di festa e di divertimento, anch’io avevo una sorta di agitazione “friccicarella” e voglia di scatenarmi come non mai; inoltre, ad attendermi, c’era il mio migliore amico attivista per la tutela dei diritti delle persone Lgbtq+. Eravamo un bel gruppetto di amici pronti a sfidare il caldo per le strade di Milano.
Quello che mi ha colpito di più è stato l’impatto positivo al limite del commovente con questa folla colorata che cantava e ballava a ritmo di musica, questo senso di libertà e di appartenenza si respirava in ogni angolo della città, non importava più da dove venivi come eri pettinato né tantomeno se andassi in giro con indosso solo un paio di boxer oppure se indossassi vestiti eccentrici. Il Pride è un evento che non ha nessuna regola. L’unica regola prevista è quella che ognuno deve sentirsi libero di essere ciò che vuole, di agire come vuole, finalmente ognuno può mostrare l’aspetto di sé che più ha tenuto nascosto fino a quel giorno, può mostrare una parte della propria anima che fino a quel giorno aveva represso per rispettare i cosiddetti canoni della società. Per qualche ora del giorno le regole vengono scardinate.
Ecco che non ci si stupisce se si vede un uomo sfilare in gonna o se si assiste ad un bacio saffico o qualcuno vestito con accostamenti di abiti e di colore improbabili: nessuno griderà allo scandalo nessuno verrà mai giudicato, come giusto che sia. Proprio per avallare ancora di più quanto vi ho raccontato, posso dire che anch’io ho provato un senso di libertà mai vissuto e ho svelato la parte della mia anima un po’ più sexy, per buona parte della manifestazione ho deciso di togliere la maglietta e rimanere in reggiseno cosa che fino ad allora non avevo mai fatto. Questa manifestazione mi ha permesso di svelare la parte più donna che fino a quel momento avevo un po’ nascosto: certo mi è capitato di indossare vestiti scollati che facevano trasparire le mie forme, ma mai di metterle in evidenza in maniera così disinibita e libera.
Ma quanto ho ballato!!! Fino a perdere la cognizione del tempo, calcolate che non sono arrivata neanche fino alla fine e non sapete quanto avrei voluto. La LIBERTÀ è il bene più prezioso che abbiamo non dobbiamo mai reprimerla e avere paura di mostrarla. Ovviamente non parlo della Libertà fisica ma di quella mentale, solo se ci sentiamo liberi di esprimerci fino in fondo possiamo gridare con orgoglio “Io esisto, ci sono anch’io!” Pride To Be Free.