Oltre i limiti della dignità (sempre più)
(da <newsletter-nocpr@googlegroups.com>)
Si è giunti ormai ben oltre i limiti del rispetto della dignità umana nella fortezza inaccessibile dove sono negati i diritti fondamentali della persona, nella città che si propone come modello di avanguardia anche nell’accoglienza.
In via Corelli, Milano perde essa stessa la propria dignità, e con lei chi ora, davanti a denunce, dossier e foto, non ha più alibi per dire “non sapevo”.
Con l’approssimarsi della fine del mandato del gestore Martinina S.r.l., vicino alla scadenza dell’appalto, questi sembra aver perso ogni vergogna e ogni interesse a fornire sopra la soglia della decenza i servizi per cui è profumatamente pagato: l’immondizia inonda le stanze, il cortile e la stessa sala mensa; i bagni sono delle cloache ributtanti; gli stessi pasti precotti, in quantità da fame in vaschette plasticate, vengono serviti anche tre volte di seguito e sono sempre maleodoranti; malati giacciono per terra lamentandosi dal dolore per ore prima di ricevere un qualche aiuto dal personale, più per porre fine al fastidio del pianto che per pietà.
Qualcuno dice che spesso sia più il personale amministrativo del centro, piuttosto che i dottori, a decidere, per più irrequieti che si ribellano a quello stato di prigionia senza senso e senza legge, la dose di tranquillanti che deve essere loro somministrata. E con troppa facilità si oltrepassano di gran lunga i limiti massimi prescritti nel dosaggio, praticando mini-TSO fai da te, così facendo di una prassi disumana, prima ancora che illegale, da lager nazista, una modalità vera e propria di gestione del centro.
Per il resto, dovendo anticipare anche il denaro per i medicinali, per i quali riceve solo un parziale rimborso dalla Prefettura, il gestore risparmia anche su quelli: tossicodipendenti in crisi di astinenza, ipertesi con continui svenimenti per l’ansia, soggetti con fragilità psichiche che esplodono con autolesionismo di ogni grado, fino ai tentativi di suicidio quotidiani, in quel contesto di alienazione e conflitto costante. Tutte patologie che non solo avrebbero dovuto essere considerate impeditive del trattenimento, ma che quantomeno avrebbero dovuto essere prese in carico.
Invece la regola è quella della degenerazione assoluta, come se il CPR servisse apposta per quello: privare della libertà personale, torturare nella carne e nella psiche, e poi sputare fuori: sulla strada, per i più “fortunati”, su un aereo, legati e sedati verso un paese dal quale si era fuggiti, per gli altri.
Ad appesantire il carico, il grave episodio del suicidio di un agente – uno tra i più gentili con i trattenuti -, sparatosi con un’arma rinvenuta nell’armeria che avrebbe dovuto essere chiusa e invece non lo era, che da un lato dimostra come il contesto del CPR non sia certo dei più leggeri, e dall’altro comprova l’assoluta insufficienza delle misure di sicurezza della struttura.
Dinanzi a tutto questo, la Prefettura, il soggetto appaltante cui fa capo il centro, non è vero che non monitora l’esecuzione dell’appalto: monitora, e lascia correre. Le sta bene così, è così che deve funzionare, per calpestare la dignità umana, a perenne monito per chi osa bussare alle porte dell’Europa per reclamare il maltolto da secoli di sfruttamento.
Così è stato finora sotto Ministri dell’Interno pretesamente “democratici”, e meglio non sarà sotto la direzione di un governo fascista.
Milano in via Corelli uccide la propria dignità, oltre a quella di migliaia di uomini.
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OLTRE I LIMITI DELLA DIGNITA’
OLTRE I LIMITI DELLA DIGNITA’ (sempre più)