“America latina. I diritti negati”. Brasile, oggi
di Tini Codazzi
Ieri 15 novembre è stata la Festa della Repubblica in Brasile. Nel 1889 un golpe militare istituì il sistema presidenziale repubblicano, rovesciando la monarchia dell’Impero brasiliano e, di conseguenza, ponendo fine al regno dell’imperatore Pedro II del Brasile.
Ieri 15 novembre, gli elettori di Bolsonaro sono scesi in piazza per protestare contro le elezioni che hanno visto Luiz Inázio Lula Da Silva vincere con quasi il 51%. Dopo i camioneros che continuano a bloccare decine di strade in tutto il paese, oggi è toccato ai simpatizzanti dell’ormai ex presidente che si sono accampati davanti alle caserme militari dell’esercito nelle principali città brasiliane e in particolare in Brasilia e Sao Paulo. I manifestanti hanno chiesto alle forze armate di “salvare” il Brasile. Le forze armate hanno risposto
garantendo la costituzione, la legge e l’ordine.
Le proteste e le manifestazioni potrebbero continuare in un paese in crisi e che difficilmente riuscirà a superare a breve le difficoltà legate alla criminalità, alla salute e ai problemi nell’Amazzonia, per citarne alcune. Una vittoria così stretta durante le recentissime elezioni e la presenza di due candidati così polemici come Jair Bolsonaro e Luiz Inázio Lula Da Silva fanno scattare molte scintille in un paese completamente diviso. Lula Da Silva ha una importante sfida all’orizzonte, non sarà facile negoziare con quasi la metà degli elettori contro e governare insieme ai parlamentari di Bolsonaro. Non ci sono le idee chiare. I prossimi mesi sono molto importanti per capire come saranno i prossimi quattro anni.