Il fallimento del “Minority SafePack” a favore delle minoranze
L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si rammarica per il fallimento dell’iniziativa popolare “Minority SafePack” a favore delle
minoranze davanti al Tribunale dell’Unione europea (organo di prima istanza della Corte di Giustizia, CGUE). Questa decisione deludente
permette agli Stati dell’UE di continuare a ignorare le loro minoranze e di accettarne la definitiva scomparsa. Contrariamente a quanto
sostengono la Commissione europea e la Corte di giustizia europea, le misure e i mezzi attuali non sono affatto sufficienti a preservare la diversità culturale dell’Europa. Al contrario, l’esempio della Polonia mostra come una singola minoranza – in questo caso la minoranza tedesca – sia discriminata dalla riduzione delle lezioni di tedesco nelle scuole. Questo accade perché al governo polacco non piacciono le posizioni tedesche all’interno dell’UE. Ma gli esempi non mancano per la maggior parte degli stati europei in cui vivono minoranze più o meno in declino e che avrebbero urgente bisogno di un sostegno.
Più di un milione di cittadini di numerosi Stati dell’UE hanno aderito all’iniziativa. Ha formulato raccomandazioni a livello europeo per
proteggere e promuovere la diversità culturale e linguistica. Tra questi, i programmi di sostegno alle piccole comunità linguistiche,
l’uguaglianza per le minoranze apolidi come i Rom, la creazione di un centro per la diversità linguistica e la ricerca sul valore aggiunto
delle minoranze in Europa. La protezione delle minoranze nazionali e la promozione della diversità culturale e linguistica dovrebbero diventare biettivi del Fondo europeo di sviluppo regionale. La Commissione non sembra vedere le opportunità che tali finanziamenti offrirebbero.
Invece, si nasconde dall’esplosività della questione delle minoranze. Di recente la questione minoranze è servita a Putin come giustificazione pretestuosa per il suo attacco all’Ucraina in violazione del diritto internazionale.
L’Unione federale delle nazionalità europee (FUEN), l’organizzazione ombrello delle minoranze europee, aveva avviato il processo nel 2011. La Commissione europea ha infine richiesto la raccolta di un milione di firme per il progetto entro un anno. Le soglie dovevano essere raggiunte in almeno sette Paesi, cosa che è stata fatta in ben undici. L’iniziativa ha consegnato gli ultimi 1,1 milioni di firme alla
Commissione nel gennaio 2020, che ha poi affermato di fare già abbastanza per la protezione delle minoranze. In questo modo, l’UE sta
portando ad absurdum il suo unico strumento di partecipazione diretta dei cittadini. Ai cittadini dell’UE si sta mandando come segnale che le loro preoccupazioni non sono importanti e che il loro impegno non vale la pena. Tutto questo fa solo il gioco dei nemici della democrazia.