“Stay human: Africa”. Nigeria: fuori l’inglese dalle elementari e dentro le lingue locali
(da nigrizia.it)
Il Ministro dell’educazione nigeriano ha annunciato un piano per sostituire l’inglese con le lingue locali nelle scuole primarie. La sfida di dover includere più di 600 lingue
Il ministro dell’educazione della Nigeria Adamu Adamu ha annunciato ieri una nuova politica scolastica che prevede la sostituzione dell’inglese con la lingua locale nelle scuole primarie, per i primi 6 anni di insegnamento.
Secondo il piano denominato “National Language Policy” (Politica di lingua nazionale) l’inglese – l’unica lingua ufficiale del paese – sarà introdotto solo a partire dai gradi successivi di istruzione.
La decisione è stata motivata dal ministro stesso come una misura per facilitare l’apprendimento. «I bambini imparano meglio nella loro lingua locale» ha dichiarato Adamu. L’altra motivazione principale consiste nel preservare la ricchezza e varietà linguistica del paese.
Il piano è in vigore già da oggi, ma per vederlo messo in pratica bisognerà attendere la formazione degli insegnanti, e soprattutto, la preparazione del materiale didattico in lingue diverse dall’inglese.
Scontata quanto centrale è la prima domanda a riguardo: quante lingue verranno prese in considerazione?
In Nigeria, ce ne sono tre di dominanti: lo hausa, lo yoruba e l’igbo che, secondo stime non ufficiali, sono utilizzate da circa il 60% della popolazione. Ma queste tre rientrano in altrettanti macro-gruppi linguistici presenti nel paese, in cui si contano più di 600 lingue.
Non è noto, quante di esse verranno incluse nell’insegnamento pubblico. Per ora, il Ministro ha solo affermato che le scuole adotteranno la lingua prevalente nella comunità in cui si trovano.
Per dare un’idea della frammentazione linguistica del paese, è interessante guardare ai numeri, per quanto non ufficiali e approssimativi possono essere.
Secondo le stime più accreditate, la seconda lingua più diffusa nel paese (la prima rimane l’inglese) non è neanche una delle tre principali. Ma è l’inglese pidgin.
Quest’ultimo è il frutto del miscuglio tra inglese e lingue locali ed è parlata da circa 75 milioni di persone, perlomeno da quanto riportato dalla BBC nel 2016; numero da rivedere al rialzo data la crescita della popolazione nigeriana negli ultimi anni.
Gli amanti dell’afrobeats (il pop nigeriano sdoganato a livello mondiale) lo avranno già sentito, dato che i testi delle canzoni sono perlopiù in pidgin.
L’Hausa sarebbe invece utilizzato da circa 50 milioni di persone, lo Yoruba e l’Igbo da più di 20 milioni.
Tornando al disegno di legge: la sua tempistica e la stessa fattibilità non sono affatto scontate, soprattutto vista la crisi economica e securitaria che agita il paese da qualche anno. Senza dimenticare le elezioni presidenziali del febbraio 2023, che potrebbe portare al governo una maggioranza ostile a questa riforma.
Di certo c’è che si entra in un argomento classico di dibattito, che risale ai tempi in cui il colonialismo britannico impose l’inglese come lingua franca per la Nigeria, accorpando gruppi etnici e linguistici estremamente differenti l’uno dall’altro.
Insegnare in una lingua locale potrebbe riparare a quel torto di omologazione culturale? O rischierebbe di minare ulteriormente la coesione sociale del paese più popoloso d’Africa? (RV)