Sbarre di zucchero. Il carcere: una fine o un nuovo inizio?
Oggi vogliamo parlarvi di un progetto che ci interessa molto: Sbarre di Zucchero, All’inizio era un gruppo su Facebook creato dalle amiche di Donatella Hodo, morta suicida in carcere a 27 anni nella terribile estate del 2022. Ma ben presto è diventato molto di più: Sbarre di Zucchero è un megafono che riporta al centro il tema del carcere, soprattutto al femminile. “Quando il carcere è donna in un mondo di uomini”, recita il sottotitolo del gruppo nato fisicamente a Verona ma che in poco tempo di attività ha raccolto partecipanti in tutta Italia: ex detenuti, familiari di detenuti, attivisti, avvocati, volontari, garanti, giornalisti e tutti quanti gravitano intorno al mondo del carcere, ancora troppo spesso relegato ai margini.
Ben presto da gruppo online è diventato fisico. In soli 4 mesi le ragazze (e anche i ragazzi che via via si sono aggregati) che hanno dato vita al gruppo hanno organizzato convegni a Verona, raccolta di abiti e generi di prima necessità per l’igiene personale a favore di detenute e detenuti in difficoltà e collaborazioni con i media raccogliendo interesse e partecipazione in tutta Italia. E così che il gruppo ha deciso di aprire altri due distaccamenti: uno a Roma e l’altro a Napoli. Un modo per fare rete e parlare di carcere, di quello che non va e anche delle buone pratiche da promuovere. Mettere insieme le forze per dare supporto ai detenuti e alle loro famiglie che ancora soffrono per le condizioni disumane delle carceri.
LA RETE, IL PROGETTO
Il Carcere: una fine o un nuovo inizio?
Non ci sono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare (Seneca)
Donatella Hodo era soltanto una giovane mamma, e come tante altre donne stava scontando i suoi errori in un carcere italiano. Questa esperienza che seguiva quella di una vita difficile di emarginazione e tossicodipendenza, l’hanno portata a pensare che per lei non ci sarebbe stato un futuro. Donatella si è suicidata nella notte tra l’uno e il due agosto dello scorso anno, e molti altri hanno fatto lo stesso mentre stavano scontando una pena in carcere. Micaela, Monica, Maurizio ed altre compagne di Donatella, hanno voluto trasformare il dolore in un’azione positiva, che portasse all’attenzione di tutti la difficilissima situazione delle carceri italiane, dove non solo mancano i servizi più essenziali, ma dove le persone non hanno spesso nessuna prospettiva di vita, dal momento che non molte carceri italiane offrono possibilità di educazione e di lavoro.
Secondo la Costituzione italiana, art. 27 “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Quando si parla di certezza della pena si deve quindi far riferimento ad un periodo di privazione della libertà che sia certo, ma finalizzato a riportare il condannato nella comunità, e non cioè ad escluderlo definitivamente da essa. Nella situazione attuale invece, le carceri italiane non solo sono spesso luoghi che generano o favoriscono trattamenti contrari all’umanità, ma anche ambienti inadatti a creare condizioni per un reinserimento nella comunità, nella famiglia, nel percorso formativo e nel lavoro.
Il mondo femminile rappresenta certamente una piccola parte delle carceri italiane, ma esiste una dimensione che vede questo mondo ancora più discriminato, perché le carceri sono ancora strutturate per la componente maschile (ambienti, palestre, ecc.). Inoltre le donne si confrontano con il problema dei figli nelle carceri: bambini costretti a vivere una realtà della quale non hanno nessuna colpa e che vengono allontanati dalle madri al raggiungimento dei tre anni di età. Come moltissime altre situazioni della vita, il carcere è un ambiente che rappresenta un’ulteriore discriminazione e trascuratezza verso il mondo femminile. Per fortuna però, a favore delle persone nelle carceri, svolgono attività di sostegno e di assistenza moltissime associazioni, fondazioni, e organizzazioni non governative, che operano per il lavoro nelle carceri, per il sostegno alle donne con bambini, per l’assistenza sanitaria e psicologica.
Micaela, Monica e le loro compagne hanno voluto creare una grande rete per le donne nelle carceri, per le loro famiglie e per coloro che muovono i primi passi per il ritorno nella comunità, e l’hanno battezzata Sbarre di Zucchero, per far emergere lo specifico del mondo femminile nel difficile momento della carcerazione. Questa rete, che si sta sviluppando e che conta ormai moltissimi rappresentanti della società civile, politici, giuristi, esperti e comuni cittadini, non intende prendere il posto o sovrapporsi alle moltissime iniziative delle numerose organizzazioni e istituzioni che svolgono un fondamentale lavoro, sostituendo e integrando quello dello stato, o quello che spetterebbe allo stato. È vero che il sistema carcerario italiano avrebbe bisogno di miglioramenti legislativi e regolamentari, ma anche e soprattutto di maggiori risorse e di un miglioramento delle procedure amministrative e della burocrazia, ma l’attenzione delle forze politiche e dell’apparato amministrativo in uno stato democratico, discende direttamente dalla sensibilità della società verso questo, come verso i suoi altri grandi problemi attuali. Occorre soprattutto in primo luogo informare e sensibilizzare tutta la società italiana sull’importanza del reinserimento di coloro che hanno violato la legge e siano stati condannati ad una pena. Ciò è essenziale non soltanto per un’esigenza di etica e di rispetto della costituzione, ma perché occorre evitare il rischio che, senza un futuro, queste persone siano indotte o costrette a continuare la vita in una dimensione di illegalità e criminalità. La reiterazione dei reati è spesso la conseguenza dell’incapacità della società di raccogliere coloro che se ne fossero allontanati.
La prima esigenza di Sbarre di Zucchero è quindi quella di creare informazione e contatto fra le persone nelle carceri e la cittadinanza nel suo insieme, per modo che tutti possano rendersi conto di quanto il reinserimento sia non solo possibile, ma anche estremamente importante. Sostenere le persone private della loro libertà, per quanto riguarda i loro bisogni più essenziali, come cibo, cure, assistenza legale, è già oggetto di molte associazioni della società civile e Sbarre di Zucchero si propone soltanto di essere di supporto e di aiuto a questi soggetti, incrementandone la capacità operativa e progettuale. Infine e non certo da ultimo, è essenziale osservare che il suicidio, ed ogni altra forma di disperazione, riguardano la incapacità degli individui, in alcuni momenti della vita – e in particolare nel carcere – di immaginare e perseguire il ritorno alla vita nella società. Privare della libertà persone che abbiano compiuto reati non deve significare escluderle dalla partecipazione ai problemi e alle sfide della società. La grande intellettuale americana Angela Davis, l’attivista afro-americana dei diritti civili, ha dedicato moltissimi studi, libri e forme di attivismo alla situazione delle carceri. I suoi lavori mostrano l’incredibile importanza della education nell’ottica di una giustizia ristrutturativa, volta cioè al reinserimento nella comunità. L’education racchiude in sé la dimensione dell’istruzione, scolastica ed universitaria, ma anche quella della formazione della autocoscienza, dell’identità delle persone in carcere, che permetta loro di ricostruirsi un percorso di vita al termine della pena.
Sbarre di Zucchero ritiene che questo percorso di education sia di una importanza essenziale per mantenere persone che vivono una difficilissima situazione di abbandono e trascuratezza, in costante contatto con la realtà della società italiana e i suoi grandissimi attuali problemi. Essere all’interno di un carcere non significa vivere in un acquario senza porte e finestre verso l’esterno. Anzi il periodo di privazione della libertà può offrire una grande opportunità di informazione, riflessione e formazione di una cultura partecipativa che rappresenta il primo scalino per qualsiasi reinserimento.
Buongiorno vorrei avere x favore un contatto con l’associazione Sbarre di zucchero. Grazie. MP
Buongiorno,
può trovare Sbarre di zucchero su FB
Bella sfida
Tenetemi aggiornato