Non solo naufragi, anche detenzioni disumane
(da noaicpr e naga.it)
Le immagini andate in onda su Striscia la Notizia lo scorso 20 gennaio, provenienti dal centro di permanenza per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio (Potenza), aprono uno spiraglio sugli abusi e sulle violazioni dei diritti e della stessa dignità umana che purtroppo si ripetono tutto il giorno, tutti i giorni, in tutti i CPR di Italia, sistematicamente, da quasi 25 anni.
“No, non si tratta di Guantanamo e non si tratta neanche di una prigione”, ma ci assomiglia parecchio, come si nota nel servizio, ed è chiamato proprio “La Guantanamo d’Italia” quel CPR al confine tra Basilicata e Puglia.
Il centro – è bene che a Milano lo si tenga ben presente – è gestito dalla stessa società del CPR di Milano, Martinina S.r.l. (già Engel S.r.l.), che ha da poco ottenuto dalla Prefettura il rinnovo dell’appalto.
Da questa società dipendono direttore, operatori e personale, anche sanitario interni alla struttura Palazzo San Gervasio come di Milano, dove si consumano gli abusi e le gravi violazioni, anche del diritto alla salute, che vi raccontiamo tutti i giorni, oggetto dei report-denuncia dello scorso luglio al quale abbiamo collaborato dopo un accesso a sorpresa bit.ly/3RIqGUY
Nel servizio, il primo e più interessante di due sul tema, compaiono anche due attivist* della nostra Rete, intervistat* durante la mobilitazione “Sconfiniamo”” dello scorso 18 dicembre a Milano.
Dopo la spiegazione del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, che illustra come in quei luoghi vengano trattenute persone “amministrativamente irregolari” perché arrivate senza documenti, o con premesso scaduto o perso per aver perso il lavoro, tutti insieme ad altri usciti dal carcere dopo avere espiato la propria pena, si passa alle immagini delle celle.
Ogni stanza ospita 4 persone in 25 mq e un bagno senza la porta e tutto lo scarno arredamento è in cemento; l’unico collegamento con l’esterno è una gabbia che si affaccia sul cortile del CPR di Palazzo San Gervasio, mentre non esistono aree comuni. “Non dovrebbe essere un carcere ma ci assomiglia parecchio“, dice la giornalista prima di mostrare persone accompagnate nel centro trascinate legate con con fascette di contenzione ai polsi.
Ma, come dicevamo, lo “scoop” del servizio è qualcosa che invece è tutt’altro che straordinario, per chi conosce la realtà.
Straordinario, piuttosto, è che siano uscite queste riprese dal centro, nel quale vengono sequestrati i cellulari ai trattenuti e ogni ripresa è vietata.
Finalmente le denunce di tanti anni prendono forma visibile.
Dopo la nostra attivista, che rappresenta lo smodato utilizzo di psicofarmaci (Rivotril), utilizzato per tenere sedati ragazzi giovani e forti, abbandonati a loro stessi, al fine di prevenire giuste e legittime proteste, la conferma di quanto detto viene dalle immagini riprese dall’ambulatorio del CPR di Palazzo San Gervasio.
Si distingue un migrante seduto su un lettino circondato dalle forze dell’ordine, legato, cui viene somministrata quella che viene chiamata “la terapia”, con la minaccia che altrimenti non sarà slegato: un potente cocktail di sedativi.
“Prendi la terapia! Io parlo una volta” Prendi la terapia e io ti slego. Se non prendi la terapia, rimani così” , urla un addetto del personale sanitario.
“C’è tutto: c’è il Rivotril, c’è il Tavor, c’è il Talofen“
La persona legata appare imboccata a forza: “ingoia, ingoia!” e poi un beffardo “Aah! Aah!” ad invitare ad aprire la bocca per dimostrare di avere inghiottito tutto.
Già la presenza di agenti (molti agenti) nel corso di una visita medica – se così si può chiamare – è assolutamente illegittima. Ma questo video è una “summa” di abusi e violazioni di diritti e della stessa dignità della persona umana, che è difficile elencare tutti gli illeciti consumati, a danno di persone innocenti affidate allo Stato, e da questi rinchiuse in gabbie solo perchè nate in certe nazioni “sbagliate”
E’ da 25 anni che i CPR esistono ed hanno contato più di 30 morti – come racconta uno di noi durante l’intervista – L’ultimo, si ricorda nel servizio, è del 19 dicembre scorso, quando un ragazzo marocchino è morto nel CPR di Brindisi Restinco asfissiato per un incendio appiccato a seguito di una protesta.
Qui il nostro post con il video, che vi chiediamo di condividere: “PRENDI LA TERAPIA E TI SLEGO”